von mas 09.01.2020 06:41 Uhr

Briciole di Memoria 149: I monumenti del regime nel Tirolo Meridionale – 2° parte

L’appuntamento settimanale con Massimo Pasqualini: aneddoti, racconti, ricordi ed immagini dal Tirolo di Lingua romanza.

 

Tornando al Monumento alla Vittoria di Bolzano, la sua dedica ALLA VITTORIA mi sembra veramente eccessiva: tutta la popolazione del Sud Tirolo di lingua tedesca e quella del Sud Tirolo di lingua italiana -Trentino difese strenuamente la propria terra, cultura ed identità da un esercito invasore straniero.

Fatto salvo quell’insignificante numero di 302 irredentisti che si perde assolutamente nel paragone con la popolazione del territorio che attualmente corrisponde alla provincia di Trento, che all’epoca contava all’incirca 380.000 abitanti:  la proporzione è dello 0,079%  degli abitanti totali,  un po‘ pochino non è vero?

 

Inoltre non ci fu nessuna vittoria da parte dell’Italia a Vittorio Veneto; lo spiega molto bene Giuseppe Prezzolini a pagina 34-35 della sua opera “Vittorio Veneto”: ”Vittorio Veneto è stata una ritirata che abbiamo disordinato: una battaglia che non abbiamo vinto. Questa è la verità che si deve dire agli italiani: la verità che gli italiani devono lasciarsi dire.”

In altre parole sembra giustificato chiedersi se basti chiamare proprio “vittoria” una “non sconfitta” dell’avversario. L’argomento meriterebbe approfondimento visto che si trattò solo di un „disturbare“ il ripiegamento di un esercito che si ritirava entro i propri confini avendo ricevuto l’ordine di cessare il fuoco e le ostilità dalle ore 1 e 30 del giorno 3 novembre a seguito dell’armistizio di Villa Giusti (ricordo a tutti che il significato, riportato nel vocabolario della lingua italiana, della parola ARMISTIZIO è: „Sospensione delle ostilità concordata tra due parti belligeranti“ vale a dire TREGUA e non VITTORIA). Invece l’Italia continuò ad inseguire l’esercito austriaco sparando sino alle ore 15 e 30 del giorno 4 novembre.

Sempre sul monumento di Bolzano ,opera in travertino con effetto meringa.  campeggia la scritta “HIC PATRIAE FINES SISTE SIGNA HINC CETEROS EXCOLUIMUS LINGUA LEGIBUS ARTIBUS = QUI SONO I CONFINI DELLA PATRIA PIANTA LE INSEGNE DA QUI NOBILITAMMO GLI ALTRI CON LA LINGUA CON LE LEGGI CON LE ARTI.“

Un messaggio imperioso e unilaterale.

Il significato, sebbene espresso in maniera dotta e precisa, non brilla per originalità compositiva. Un’occhiata indietro rivolta verso l’impero romano e una innanzi indirizzata all’ impero italiano? A tutt’oggi il monumento sembra un invito a riportare indietro l’orologio della storia. Se poi ricordiamo cosa successe per imporre la lingua italiana nella nostra terra, perché questo è scritto sul monumento, viene letteralmente da rabbrividire.

Non dimentichiamo che in quegli anni dove era stato proibito per legge l’uso e l’insegnamento della lingua tedesca, delle squadracce italiane giravano per la città di Bolzano e in altri centri abitati, picchiando a sangue chi fosse stato sorpreso a parlare tedesco mentre in terra Sud Tirolese-Trentina, dove metà della popolazione parlava correttamente il tedesco e l’altra metà lo conosceva se pur meno bene, venne anche qui proibito l’uso di questa nostra lingua arrivando persino, con il decreto Guadagnini del 1923, a far arrestare le persone che fossero state sorprese a nominare in pubblico la semplice parola Südtirol, Sud Tirolo o Welschtirol o Tirolo, affinché fossero portate dinnanzi ad un giudice che le avrebbe condannate ad una ingente multa di ben 300 lire ed ad una pena detentiva in prigione pari a tre mesi, poi aumentata nel 1931 a ben sei mesi.  Quando a qualche persona anziana chiedevo „perché non avete più parlato il tedesco“ esse mi rispondevano  „perché era proibito , andavi in galera“.

Se poi prendiamo in esame sempre la stessa frase dove dice „da qui nobilitiamo gli altri con la lingua e con le leggi“ a proposito di leggi, è interessante guardare come ci abbiano nobilitato portando la corruzione, il clientelismo, il malgoverno oltre che alla negazione di ogni libertà individuale.

Il Monumento alla Vittoria di Bolzano così come il mausoleo a Cesare Battisti chiamato dai Sudtirolesi-Trentini “ El Rocol“ e la Donna del Flit volevano essere la pietra miliare di una riunificazione di un popolo lungamente diviso ma esso resta a tutt’oggi solo una testimonianza di una annessione da parte di uno stato imperialista di una etnia che ha tutt’altra identità.

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