Bacan/Bauer/Blog: Valentina e il miele di nonno HÃ¥nsle

Già un secolo fa, il mio bisnonno, Giovanni Nicolussi Castellan – detto HÃ¥nsle – produceva miele per la proprio famiglia perché, a quel tempo, lo zucchero era un lusso riservato a poche persone, tanto che, quando qualcuno a Luserna necessitava di miele da assumere nel corso di un’influenza, si recava da HÃ¥nsle per acquistarne anche un solo cucchiaino. Ancora oggi il soprannome cimbro della mia famiglia – „di bum“ / „i bombi“, ricorda l’attività apistica del bisnonno.
Ho deciso di avvicinarmi all’apicoltura quest’anno, dopo aver compreso meglio il ruolo di enorme importanza che le api rivestono per il nostro ecosistema e, di conseguenza, per la vita sulla terra. Ho iniziato documentandomi attraverso pubblicazioni, video e parlando con diversi apicoltori e, successivamente, frequentando un corso base di apicoltura. Nel corso di questi incontri, oltre ad aver ricevuto nozioni e suggerimenti importanti per la gestione dell’apiario, mi ha impressionato molto un breve filmato che spiegava come, nella contea cinese di Hanyuan, uomini e donne debbano impollinare artificialmente gli alberi da frutto a causa della mancanza delle api, sterminate dal continuo uso di pesticidi.
Il mio desiderio di proteggere le api non poteva che essere rafforzato da questo scenario terrificante e così, in primavera, ho acquistato tutto il necessario e le mie prime tre famiglie di api che sono arrivate a Luserna dove resteranno in tutte le stagioni. Il mio obiettivo, infatti, non è praticare nomadismo per seguire le fioriture per la produzione di miele di diversi tipi, bensì dare un piccolissimo contributo alla difesa di questi insetti e del territorio nel quale vivo. Il poco miele che ho prodotto quest’anno lo ho, infatti, regalato a parenti ed amici.
Piano piano, purtroppo qualche volta anche sbagliando, sto imparando a conoscere meglio questo mondo e provo a gestire le mie poche famiglie al meglio, non senza dubbi e paure che si presentano man mano lavorando davvero con queste instancabili lavoratrici.
Fin da subito ho coinvolto in questa passione anche la mia famiglia e il mio ragazzo, che sono spesso in apiario con me e con i quali condivido gli interrogativi che ci si pone regolarmente sui lavori di stagione; potrebbe infatti sembrare che le api „facciano tutto da sole“ ma oggigiorno non è più così. L’uomo le ha purtroppo messe nella condizione di dover affrontare pesanti minacce – dai pesticidi all’acaro varroa e la vespa velutina, solo per menzionare quelle più conosciute – ed è quindi necessario aiutare gli alveari a far fronte a queste continue e gravi difficoltà .
L’idea di portare avanti una passione che praticava ancora il mio bisnonno, rende tutto ancora più speciale. Potrei passare interi pomeriggi solo ad osservare le „apine“ che entrano ed escono dall’arnia tanti che ormai, quando non mi vedono a casa, sanno che sono incantata a guardare la loro attività , senza disturbarle!
Se nel corso degli incontri mensili delle associazioni di apicoltori – che mi aiutano tantissimo ad eseguire man mano i lavori necessari in apiario – ho notato che molti partecipanti sono persone adulte o anziane, gli iscritti al corso base erano per la maggior parte ragazze e ragazzi giovani, segno, spero, che l’apicoltura ha ancora un futuro.
Ora sto lasciando tranquille le mie apine ad affrontare il lungo e rigido inverno cimbro e l’anno prossimo spero di poter aggiungere in apiario qualche arnia in più perché, come mi hanno detto diversi apicoltori prima che mi dedicassi anch’io a questa attività , „avere le api crea dipendenza“, una di quelle buone in tutti i sensi (per l’ambiente, la salute e, perché no, anche per il gusto), provate per credere!






