von mas 19.11.2019 11:30 Uhr

Appena lì dietro l’angolo: Suez, Negrelli e … Trieste!

Grazie a TriesteAllNews ed  agli amici del Club Touristi Triestini, un altro tassello nella storia del Canale di Suez.

La Tribuna dei Sovrani durante l'inaugurazione del canale, dall'opera "Voyage des souverains: Inauguration du Canal de Suez" di Gustave Nicole e Edouard Riou

Il canale di Suez è giovane: ha solo cento cinquant’anni. Un secolo e mezzo addietro infatti alla presenza dell’Imperatrice Eugenia di Francia e dell’Imperatore Francesco Giuseppe d’Austria il canale di Suez veniva ufficialmente inaugurato: era il 17 novembre 1869.

Quando cento cinquant’anni orsono le acque del Mar Rosso si mescolarono a quelle del Mediterraneo non fu solo un evento fondamentale nell’evoluzione futura dei commerci globali, ma una svolta nella storia sociale, culturale, filosofica: i paesi dell’Europa del sud vincevano sull’egemonia anglo-americana, l’antico Medio oriente, così come l’altrettanto antico Mediterraneo tornavano protagonisti dopo un plurisecolare dominio dei mari del Nord. E Trieste, quale snodo tra Nord e Sud, tra Est e Ovest, tra Europa Occidentale e Balcani, trovava il suo perfetto ruolo nello scacchiere geopolitico dell’epoca.

Il canale di Suez aveva compiuto l’impossibile: aver ringiovanito il Mediterraneo, aver reso nuovamente proficue quelle primordiali rotte percorse dagli antichi romani, dai greci, dai fenici persino. In realtà non fu così, almeno non subito: la stessa Trieste non ricevette quel boom commerciale che aveva sperato. Tuttavia, a un secolo e mezzo dallo scavo, il canale di Suez rimane uno snodo fondamentale nei traffici intercontinentali. L'(auto) emarginazione degli Stati Uniti degli ultimi anni ha avvantaggiato il blocco eurasiatico: Russia e Cina, così come India e Giappone dimostrano ogni giorno in più di saper collaborare per un asse economico-politico ormai lontano dall’oceano Atlantico, ma vicino al Mediterraneo.

Solo nei primi due mesi del 2018, secondo l’Avvenire, sono transitate quasi tremila navi (2274) con a bordo centocinquanta milioni di tonnellate di merci. Il canale di Suez è un’arteria marittima attraverso cui passa il 10% del “sangue” commerciale dell’intero pianeta. Non di uno specifico settore, di una data merce: di tutti i commerci, qualsiasi la nazione e la tipologia. La (Nuova) Via della Seta transita dal sud oriente asiatico, all’India, al canale di Suez; giungendo quale naturale sblocco, fino a Trieste. Come cento cinquant’anni fa, Trieste è dunque potenzialmente protagonista, con un dialogo con quella Cina e India già un tempo proficui partner commerciali.

In realtà fu l’Austria a muovere i primi passi per la progettazione del canale, ancora prima della Francia a cui si riconosce solitamente il merito: correva l’anno 1846 quando il cancelliere Klemens von Metternich propose a Parigi la fondazione di una “Société d’études du Canal de Suez” per studiare il varco tra Porto Said e Suez. Presto seguirono i primi progetti, tra cui trovò larga approvazione un altro contributo austriaco, quello di Luigi Negrelli, ingegnere originario del Primiero (in Tirolo, ora provincia di Trento).  Negrelli aveva progettato un taglio diretto dell’istmo, senza chiuse di sorta: un vero e proprio canale, con l’unico difetto di garantire il passaggio solo ai vapori, all’epoca ancora poco diffusi.

Intervenne allora un diplomatico francese in Egitto, Ferdinand de Lesseps; questi strappò da Sa’id Pascià, Chedivè d’Egitto, una concessione per una società che costruisse un canale aperto a navi di ogni nazione e lo gestisse, affittando la terra per 99 anni (1854). Cinque anni dopo la compagnia francese creata ad hoc, Compagnie universelle du canal maritime de Suez, iniziava i lavori. Un decennio estenuante, con ostacoli di ogni sorta e tecnologie all’epoca all’avanguardia: eppure l’impresa riuscì, il 17 novembre 1869.

Manca però un terzo elemento austriaco e triestino, forse il più importante: il contributo del Barone Pasquale Revoltella. Non appena conobbe il progetto, il Barone si recò a Parigi per trattare con Ferdinand de Lesseps la disponibilità di Trieste a partecipare alla grande impresa. Le potenzialità rivoluzionarie del taglio dell’istmo non sfuggirono a Revoltella che ne illustrò i vantaggi il successivo febbraio 1859 ai rappresentanti della città, con l’appoggio dell’arciduca Massimiliano d’Asburgo, all’epoca governatore del Lombardo-Veneto. Tanto entusiasmo non andò inosservato e fu Revoltella a diventare il vicepresidente della Compagnie universelle du canal maritime de Suez. I ricordi del suo viaggio nei luoghi degli scavi, nel 1861, rimangono fondamentali, così come la sua opera, “La compartecipazione dell’Austria al commercio mondiale” (1864) dove ribadiva la naturale vocazione di Trieste verso i commerci orientali.

Un anniversario così importante, specie alla luce dell’evoluzione portuale di Trieste degli ultimi anni, sarebbe stato perfetto per un bando, un concorso, una celebrazione che abbracciasse l’appuntamento storico in una chiave per il futuro. Eppure uno snodo fondamentale nella storia di Trieste sembra, ancora una volta, disinteressare la città.

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