Il „Cardinale“ di Marcesina

Riavvolgiamo le lancette del tempo, fino a ritrovarci nel 1752. Siamo a Rovereto e da giorni le delegazioni del Sacro Romano Impero e della Serenissima Repubblica di Venezia sono al lavoro per tracciare definitivamente la linea confinaria sulla montagna di Marcesina, posta tra i domini di Casa d’Austria e quelli di Venezia.
Finalmente, dopo giorni di trattative, Vienna e Venezia giungono ad un accordo risolutivo su una questione territoriale che si trascina da quattro secoli. Per marcare indelebilmente il confine, non solo sulle carte ma anche sul territorio, si decide di posare una sequenza di 29 possenti cippi costituenti i vertici della poligonale confinaria internazionale.
La quadra di tutto è possibile solo dopo la convalida del termine “Cardinale K n.10”, il punto d’incontro fondamentale sul quale poggia lo schema dell’intera linea di demarcazione, già topograficamente individuato nell’anno 1605, ma oggetto di continue discussioni, incertezze, pretese e ripensamenti.
Il „Cardinale“ di Marcesina, il nume tutelare del confine, resiste negli anni alle intemperie, all’incuria, alla guerra che dilaga sull’altipiano dopo il 24 Maggio 1915. Resiste fino al termine del conflitto, quando viene „rapito“ dagli Arditi – costituiti solo due anni prima per rinforzare le azioni offensive del Regio Esercito Italiano.
Secondo testimonianze raccolte, un vecchio abitante dell’Altipiano narrava che “ … fu tolto il cardinale perché recava la lettera K significante Kaiser e König, ovvero quell’imperatore e re che ogni Ardito avrebbe voluto strozzare, assieme a tutta la stirpe austriaca e ai suoi simboli distintivi”.
Mutilato dai suoi simboli distintivi, il Leone di San Marco sul lato tirolese e lo Scudo degli Asburgo sul lato veneziano, è trasportato (opera immane, pesava quasi otto quintali ) a Venezia, posato in Campo de la Guera, e rimaneggiato per diventare il „monumento agli Arditi“.
Ed è ancora lì, il Cardinale di Marcesina, mutilato delle sue insegne, ora sì degradato dalle intemperie, dall’incuria e pure da un paio di attentati anarchici. Su in Marcesina resta solo il masso dove era stato istallato, con un buco perfettamente squadrato e desolatamente vuoto.
Gli altri cippi c’erano tutti… fino allo scorso ottobre. Poi, una notte, non è stata la violenza dell’uomo ma la forza della Natura a cambiare il volto dell’altipiano.
Bisognerà cercarli ad uno ad uno, i ventinove cippi confinari. E far tornare anche il Cardinale. Per ridare vita alla Storia e voce alla Memoria.






