Briciole di Memoria 120: Un capolavoro di doppiezza, intrighi e furberie

Dagli scritti che seguono, si può avere l’esatta dimensione di quale fosse l’immagine dell’italico paese e della casa Savoia che percepivano gli altri stati europei. Una ben vergognosa figura restò come immagine di questo paese in tutte le guerre di indipendenza e nella prima guerra mondiale, che altro non furono che conflitti di aggressione al fine di depredare le ricchezze degli stati e dei popoli confinanti.
Inizio con il riportare un brano del manifesto „Ai miei Popoli“ di Francesco Giuseppe I d’Asburgo Lorena del maggio del 1915
“Una fellonia, quale la storia non conosce l’eguale, venne preparata dal regno d’Italia verso i suoi due alleati. Dopo un’alleanza di più di trent’ anni, durante la quale essa potè aumentare il proprio possesso territoriale e assorgere a insperata prosperità, l’Italia ci abbandonò nell’ora del pericolo e passò a bandiere spiegate al campo dei nostri nemici”.
Continuo poi con questa disamina approfondita e meticolosa riportata nel libro „Il Guerrone – la nefandezza del 1915-18“ di Gilberto Oneto
„La storia che viene insegnata a scuola dice che la decisione di entrare in guerra a fianco dei paesi occidentali sia stata l’inevitabile prodotto di una scelta di civiltà, libertà e democrazia, contro gli Imperi centrali, retrivi ruderi del Medioevo. La scelta sarebbe stata fatta a furor di popolo sulla base di un diffuso sentimento per completare il camino risorgimentale e per riscattare il paese da un passato non sempre esaltante.
Di certo in tutto questo c’è solo che allo scoppio della guerra il Regno d’Italia non gode di fama di grande affidabilità. I governanti del nuovo Stato hanno nomea di gente infida e superficiale, dedita a comportamenti piuttosto disinvolti nei rapporti esterni. Von Clausewitz aveva scritto che se i Savoia (prototipo del politico italiano) finiscono una guerra dalla stesso parte in cui l’hanno cominciata può significare solo che hanno cambiato partito un numero pari di volte.
La fama non raggiante ha origine nelle vicende risorgimentali, zeppe di menzogne, giri di alleanze fatte e disfatte e di ogni altra sorta di furbizia levantina: guerre contro paesi neutrali o amici senza neppure formali dichiarazioni, battaglie vinte più con la corruzione che con la capacità delle armi, plebisciti truccati per giustificare annessioni eseguite con la forza. A tutto questo e alla scarsa efficienza militare si accompagnano pretese smisurate: le guerre risorgimentali sono vinte da altri (le tre esse di Solferino, Sadowa e Sedan sono brutalmente significative) ma si pretendono i vantaggi che spettano a chi le guerre le combatte duramente e le vince.
La Lombardia viene “girata” ai Savoia dalla Francia, cui l’Austria l’ha consegnata per non doversi rapportare con l’infida avversaria. Il Sud è conquistato con sotterfugi, menzogne e doppiezza diplomatica (si fa finta di disconoscere Garibaldi salvo appropriarsi del suo bottino). Il Veneto è conquistato grazie alle armi prussiane, ancora una volta con la mediazione francese, senza merito né onore. Roma è occupata approfittando della sconfitta della Francia passata dal ruolo di amico protettore a quello di avversario da colpire in un momento di difficoltà.
La diplomazia italiana è un susseguirsi di ipocrisie, falsità, doppiogiochismo e ribalderia, ma è nella vicenda delle alleanze e delle manovre che portano alla guerra che essa compie il suo capolavoro di doppiezza, intrighi e “furberie”.
Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro.






