Briciole di memoria 98: L’Odissea di Abramo

Durante le vacanze di Natale ho letto l’ultimo libro scritto da Stefano Delucca e Renzo Maria Grosselli dal titolo „L’Odissea di Abramo“, dove viene riportato, assieme ad una inquadratura storica, il diario di Abramo Celli, soldato imperiale del paese delle Tezze in Valsugana Sud Tirolo-Trentino, il quale abitava a cinquecento metri dal confine con il Regno italico. Sono rimasto più che colpito dal coraggio dimostrato nella scrittura di questo libro ed al proposito, qui riporto un estratto delle pagine 10,12 e 13, dove viene trascritto un documento del delegato di Pubblica Sicurezza del Regno italico che la dice lunga su quanto noi, Sud Tirolesi Trentini, volessimo essere redenti dagli italiani.
Da un documento dell’ 8 maggio 1917 dal delegato di P.S. di Vicenza, Pasquale Figurati:
“Precedentemente allo scoppio della guerra la popolazione di Tezze, come quella di Grigno, si dimostrò senza eccezioni accanitamente austriacante, non facendo mistero, anzi ostentando, la propria ostilità ad ogni idea di italianità. I pochi giovinastri , che per gravi difetti fisici erano stati esclusi dal richiamo al servizio militare in Austria, solevano spesso venire a cantare nei pressi della linea di confine canzonacce oltraggiose per la nostra Patria e per la sacra persona del nostro Re – mentre non era raro il caso che braccianti regnicoli, di passaggio per Tezze, venissero
provocati ed aggrediti”.
Non aveva dubbio il Figurati sul fatto che “la generalità degli abitanti” di Tezze vivesse allo stesso modo l’appartenenza, in qualità di cittadini, all’Impero austroungarico (o impero asburgico) :
“Non si trovò mai persone che avessero manifestato il minimo sentimento di simpatia per la causa nazionale (nda, italiana). Inoltre al confine si doveva stare continuamente sul chi vive per eludere i continui tentativi di incursioni da parte di individui , muniti di regolari passaporti da parte delle I.R. Autorità (austriache), che evidentemente erano incaricati di venire nel territorio del Regno, specialmente in epoca prossima allo scoppio della guerra, per assumere informazioni sulla nostra preparazione militare”.
Molti di costoro in seguito all’occupazione del territorio di Grigno da parte dell’esercito italiano, “fu internata nel Regno”-mentre altri- “con una spiccata tendenza alle esplorazioni in montagna, specialmente di notte” si trovavano ancora a piede libero.
Di alcuni il delegato fornisce la professione e talvolta anche qualche caratteristica del loro fare di “austriacanti”. Tra loro troviamo anche una donna, Giuditta Celli, che era la sorella di Abramo Celli. La signora “maritata a Sargenti Guglielmo, ex guardia di finanza” non si faceva scrupolo di esprimere tendenze austriacanti, idee professante anche “ dai congiunti di questa, non dissimili da quelle di altri abitanti di Tezze”.
Nel documento viene citata anche una fonte informativa piuttosto importante e riguardante un “trentino” che invece con le autorità italiane stava collaborando da tempo: “La segnalazione mi fu data dall’avv. Fabbio Filzi di Rovereto, nel tempo in cui prestava servizio come informatore a Primolano “. Era lo stesso Filzi che, come si sa, arruolatosi con l’esercito italiano, sarà in seguito impiccato dagli austriaci come traditore.
Per dare maggiore enfasi alle sue dichiarazioni, Pasquale Figurati offre ai suoi superiori anche un’ulteriore informazione: “Nei primi giorni di guerra, allorché la nostra occupazione si era estesa a Grigno, in occasione del passaggio del primo treno recante materiali per la ricostruzione del ponte ferroviario sul Grigno, malgrado la presenza di un corpo di occupazione, le contadine di Tezze, lavoranti nei campi, al passaggio del treno, adorno di bandiere nazionali , ebbero l’audacia di far boccacce e gesti indicanti chiaramente che presto si sarebbe presa la via del ritorno. Quasi contemporaneamente nei pressi della linea ferroviaria si rinveniva un fantoccio di paglia col braccio destro teso in direzione di Primolano con evidente allusione alla via del ritorno”.
E’ chiaro che qui si era già nel 1915, dopo la decisione del governo italiano di intervenire nel conflitto lasciando i vecchi alleati di Austria e Germania ed affiancandosi invece ad inglesi, francesi e russi.






