von mas 18.11.2018 21:23 Uhr

„Reduci Trentini prigionieri a Isernia“: incontro con l’autrice Luciana Palla.

Davvero interessante la serata tenutasi nei giorni scorsi presso il Palazzo delle Miniere alla Pieve di Primiero, per raccontare, a 100 anni di distanza, quella Vergogna chiamata “Isernia”.

Luciana Palla, autrice del libro „Reduci Trentini prigionieri a Isernia, 1918-1920“  ha prima esposto  a grandi linee i principali avvenimenti di quella immensa tragedia chiamata Prima Guerra Mondiale, che ha causato morte, divisioni, deportazioni e che, nello stravolgimento generale,  ha visto trionfare gli Stati Nazione, e quindi si è soffermata  su questa vicenda in particolare.

498 furono i Primierotti reduci dal fronte che,  a guerra ormai finita, ben dopo il secondo armistizio firmato a Compiègne l’11 novembre 1918, vennero convocati tramite un pubblico avviso affisso dai vertici militari italiani, ed obbligati a presentarsi in veste di “prigionieri” per essere inviati in Italia. La colonna si avviò a piedi verso Bassano del Grappa,  per poi giungere a Cittadella, con meta finale Isernia, raggiunta verso la fine di Novembre.

All’inizio i “prigionieri” non capivano il perché di tale operazione, pensandola ingenuamente come una sorta di visita da “redenti”, per imparare a conoscere da vicino il nuovo Stato di cui, a torto o ragione,  facevano ormai parte, ma la realtà sarà ben altra.   Giunti ad Isernia assieme ad altri 1000 che venivano da Lavarone, dalla Valsugana e da altre parti del Trentino, nonché dai territori di Trieste e del Litorale Adriatico, si resero subito conto di cosa in effetti si trattasse.

Furono ammassati come bestie in locali fatiscenti, e dai diari scritti di nascosto,  trattati anche peggio.  Furono tre mesi di stenti, fame e pidocchi, di cui nessuno ha ben capito il motivo, il perché: probabilmente a causa di ordini dati a seguito di telegrammi interpretati in modi diversi,  in parte anche per colpa del caos che regnava sovrano fra la politica e i vertici militari di allora.

Nel corso del mese di marzo 1919 i Primierotti fecero rientro, ma su questo dramma come su quello della guerra ben presto scese l’oblio; oblio e repressione continuata dopo l’ascesa del fascismo, ed inspiegabilmente  anche dopo il secondo conflitto mondiale; tant’è che a 100 anni da questa vergognosa vicenda,  solo da poco sono tornati „alla luce“  i diari che raccontano storie spaventose  su come il “Nuovo Stato” si comportò, accanendosi contro  della povera gente che,  dopo quattro lunghi anni di guerra, sperava solo di trovare un po’ di pace.

All’interessante presentazione del libro, ha fatto seguito un altrettanto interessante e partecipato dibattito, al termine del quale, ai diversi esponenti istituzionali presenti in sala, è stata rivolta l’esortazione, affinché si attivino  per invitare ufficialmente le più alte cariche dello Stato Italiano a porgere le pubbliche scuse.

Sono passati 100 anni, ma i Primierotti e gli altri „prigionieri“ di Isernia, queste scuse le meriterebbero davvero tutte.

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