Briciole di Memoria 27: non per soldi ma.. per denaro! – parte prima

Volete sapere perché Benito Mussolini da socialista anti-interventista divenne dalla sera alla mattina uno strenuo sostenitore dell’entrata in guerra dell’Italia contro l’alleato Austriaco? Per un milione di lire (cifra veramente esorbitante per l’epoca) pagata dal governo francese Mussolini vendette se stesso ed il suo giornale alla logica di una guerra imperialista di conquista verso il proprio alleato! I particolari nell’interessante scritto di Luigi Sardi „Quando la Francia pagò gli interventisti italiani“
Benito Mussolini venne pagato dai francesi – un milione di lire – per fondare il giornale interventista «Il Popolo d’Italia». E i francesi pagarono molti italiani votati alla causa interventista. Nell’autunno del 1914 il futuro Duce del fascismo aveva lasciato la direzione del giornale «Avanti!», l’organo ufficiale dei socialisti che erano per la neutralità e per la pace ad ogni costo. «Né un uomo né un soldo per questa guerra» e «se le teste coronate vogliono la mobilitazione, ci sarà la rivoluzione». Non aveva dubbi Mussolini quando dalle colonne dell’«Avanti!» scandiva la neutralità dell’Italia di fronte alla guerra che era già un’enorme strage, puntualmente e ampiamente documentata dai giornali italiani.
Nel 1909 era stato giornalista a Trento nella redazione del «Popolo» di Cesare Battisti e di Ernesta Bittanti e aveva capito che la popolazione era devota alla chiesa, fedele all’Imperatore Francesco Giuseppe e salvo una ristretta minoranza di socialisti e uomini del libero pensiero, aveva scarsissima voglia di venire risucchiati dal Regno d’Italia. Lo disse, lo scrisse nei suoi fondi infuocati quanto eccellenti e finì per scontrarsi con il collega giornalista Battisti che, lasciata Trento allo scoppio della guerra, percorreva le città del Regno per convincere gli italiani a fare la guerra all’Austria nel nome di Trento e Trieste.
Lo scontro è del 14 settembre 1914 quando l’«Avanti!» pubblicava un articolo di Battisti con la nota «non possiamo negare ospitalità a questa lettera che un compagno e amico carissimo di Trento, attualmente profugo in Italia, ci ha mandato per rettificare un’affermazione contenuta in una delle nostre note da Roma». Nell’articolo, Mussolini aveva svalutato l’argomento irredentista mettendo in dubbio l’italianità dei „trentini“ e la loro volontà di annessione all’Italia e Battisti aveva scritto: «Ma oggi dai campi insanguinati della Galizia e della Bosnia, dalle città e dalle valli e da ogni luogo ove siano trentini, si guarda fremendo all’Italia. E lo sdegnavano le notizie che falsamente attribuivano ai trentini sentimenti ed azioni anti italiani». Questo si legge nel libro «Con Cesare Battisti attraverso l’Italia», scritto da Ernesta Bittanti nel 1938.
L’invasione del Belgio neutrale da parte della Germania aveva scatenato proteste anche fra i socialisti mentre si radicava una convinzione: bisognava armarsi e combattere contro gli imperi del militarismo. Lo scontro era aspro e il 21 settembre per un manifesto firmato «La Direzione del Partito Socialista e il Gruppo Parlamentare» in favore della neutralità , aveva visto, in dissenso al documento, le dimissioni del deputato Giuseppe Romualdi.
In quel clima che diventava sempre più infuocato, il partito della guerra vedeva il 20 ottobre l’abbandono di Benito Mussolini dalla direzione dell’«Avanti!» per fondare il 15 novembre «Il Popolo d’Italia» che si presentava così: „Il grido è una parola che io non avrei mai pronunciato in tempi normali, e che innalzo invece forte, a voce spiegata, senza infingimenti, con sicura fede, oggi: una parola paurosa e fascinatrice: guerra!“, ricevendo immediatamente il plauso di Battisti con un biglietto nel quale si legge: «La nostra comunanza di idee fu così forte nel tempo in cui fosti mio compagno nell’azione politica a Trento, ed è ora così evidente in questo supremo momento della vita e italiana e del mondo“
Ma perché Mussolini da neutralista, da pacifista diventa interventista mettendo, nel chiedere la guerra all’Austria, la stessa forza giornalistica impiegata fino a pochi giorni prima nell’invocare la pace? Il 18 novembre del 1914, appena tre giorni dopo l’uscita nelle edicole del nuovo giornale, il quotidiano elvetico «Neue Zürcher Zeitung» e il «Wolff Bureau» tedesco, diffusero la notizia che Mussolini aveva ricevuto, per fondare il nuovo quotidiano, danaro dalla Francia. Mussolini smentì sdegnato. Ma è certo che in quel periodo i francesi pagavano. Parigi voleva l’ntervento dell’Italia nella guerra, voleva che finisse il passaggio di merci destinate alla Germania attraverso il valico di Chiasso e la Svizzera, soprattutto voleva l’apertura di un nuovo fronte, certamente secondario come in effetti fu quello italiano, ma capace di strangolare gli Imperi Centrali.






