Un’interrogazione razzista?

Prof. Everton Altmayer
Come si sa, il tedesco è riconosciuto come lingua ufficiale della Provincia Autonoma di Bolzano nonché della Regione Autonoma Trentino-Südtirol, dove vivono oggi circa 300.000 persone di madrelingua tedesca oltre i cittadini di madrelingua italiana o ladina che utilizzano il tedesco nel lavoro, nelle relazioni sociali o famigliari.
Ma anche l’attuale Provincia Autonoma di Trento ha la sua denominazione ufficiale in lingua tedesca: Autonome Provinz Trient e, fino al 1918, la popolazione di madrelingua tedesca dell’allora Tirolo Italiano era significativa, con più di 13.450 anime, mentre solo nella città di Trento gli abitanti di madrelingua tedesca rappresentavano circa il 3% della popolazione totale.

Le lingue del Tirolo nel 1910
Ciò significa che la lingua tedesca fa parte della storia locale, così come il grande numero di cognomi di origine germanica presenti nella provincia trentina. Molto prima dei “moderni” progetti per l’insegnamento del tedesco, il bilinguismo era una realtà vissuta a sud di Salorno, e nei secoli precedenti il numero di cittadini di madrelingua tedesca era molto più significativo.

Il bilinguismo come realtá di Trento
Durante la dittatura fascista il governo italiano cercò di proibire l’uso del tedesco e la sua presenza nel Tirolo Meridionale con cancellazioni e anche CON l’italianizzazione dei cognomi – e non solo nel territorio dell’attuale provincia di Bolzano.

L’uso del tedesco in provincia di Trento

L’italianizzazione dei cognomi durante il fascismo
Ma avrebbe senso oggi, in un’Europa unita, la cancellazione di una lingua che fa parte della storia locale?
Il 22 novembre il consigliere Filippo Degasperi (Movimento 5 Stelle) ha presentato un’interrogazione alla presidenza del Consiglio Provinciale di Trento, nella quale si critica (anche se in modo indiretto) l’iniziativa dei vigili del fuoco volontari di Grigno e Calliano, che sui mezzi hanno apposto mezzi le diciture “Vigili del Fuoco” e “Feuerwehr”. Il consigliere Filippo Degasperi chiede di sapere se “tale scelta sia reputata legittima oltreché opportuna”.
La domanda che si impone è: in questa Euregio, che ha addirittura un ufficio comune a Bruxelles, e in un’Europa unita, che senso ha la creazione di nuovi “muri” che dividono i popoli e impediscono la sana convivenza? Che senso ha, soprattutto in una regione come l’Euregio Tirolo, da sempre ponte fra culture e lingue diverse?






