Intanto, oggi, il Tribunale Superiore di Giustizia della Catalunya, ente giudiziario spagnolo con sede a Barcellona e fra i protagonisti della persecuzione antireferendaria, ha ordinato alla Policia Nacional di affiancare i Mossos nella sicurezza dell’edificio, trasferendo il comando di tale compito alla stessa Policia Nacional.
Albert Rivera, leader di Ciudadanos, partito stampella di Rajoy, ha chiesto al premier spagnolo di attivare subito l’articolo 155 della costituzione, quello che decapiterebbe di fatto la Generalitat de Catalunya prima che questa dichiari l’indipendenza.
Pablo Casado, responsabile della comunicazione del Partido Popular, ha detto che se Puigdemont dichiarerà l’indipendenza, potrà  finire come Lluis Companys, presidente catalano incarcerato dalla Gestapo e fucilato dai franchisti nel 1940. Ecco, questo paragone sta facendo il giro del mondo e sta sollevando uno tsunami di critiche e polemiche roventi. In un momento delicatissimo, in cui basterebbe aprire finalmente la porta del dialogo, la Spagna se ne esce con la minaccia più infame e al contempo più scontata. Non bastava invocare la prigione, no. Ci voleva anche l’ombra della fucilazione.
Per le 18 di domani l’Assemblea Nacional Catalana ha già  convocato una mobilitazione moltitudinaria nelle vicinanze del Parlament de Catalunya, per stare “al costat de les nostres institucions“, vicino alle nostre istituzioni.
L’ora della storia sta per scoccare.