von mas 26.07.2017 06:29 Uhr

I lettori ci scrivono: Il “Muro” delle Dolomiti

“Il Passo Sella chiuso diventerà il primo pezzo di muro di una riserva indiana, una idea di mondo che non è mai stata nella cultura di coloro che vivono da secoli sulle Dolomiti.”

Foto: wikimedia.org/MRB/cc

Se fosse solo una misura dettata da urgenze di natura ambientale, la chiusura del Passo Sella per qualche giorno di luglio e agosto dovrebbe essere archiviata in quattro e quattr’otto fra le stupidaggini di questa estate 2017. Come altrimenti definire un provvedimento così illogico nei suoi presupposti, così estemporaneo nella sua applicazione, così poco stimabile nelle sua reale efficacia? Chiudere il Passo Sella per risolvere il problema del traffico estivo sulle Dolomiti, infatti, è come vietare la circolazione della macchine a Padova per eliminare le polveri sottili nella Pianura Padana. Una misura che la dice lunga sul velleitarismo che alligna in coloro che fanno ambientalismo di maniera invece che misurarsi con la dura legge della realtà.

A meno che… A meno che la chiusura del Passo Sella non abbia un obiettivo diverso, non dichiarato, anzi tenuto sottotraccia perché necessiterebbe di una discussione pubblica che non si vuole affrontare. Questo obiettivo esiste, a mio parere, e provo a descriverlo. A Trento, a Bolzano e a Roma – lo hanno detto, scritto e ripetuto più volte – considerano la chiusura del Passo Sella un esperimento “green”. Un esperimento, peraltro, voluto e applicato senza coinvolgere le Amministrazioni confinanti e rifiutando un vero confronto con i portatori degli interesse coinvolti e con la popolazione locale in buona parte ladina.assessori_dolomitesvives_messner

“Decidiamo noi”  ha detto il competente assessore trentino, “noi” vuol dire Trento e Bolzano. Pur senza essere profeti, già  sappiamo che l’esperimento andrà  bene. Figurarsi! Qualcuno pensa forse che, dopo una forzatura del genere, lo stesso assessore si alzerà  per dire: scusateci tanto, abbiamo scherzato, tutto tornerà  come prima? Ovviamente no, e al primo Passo ne seguiranno altri.

Cosa prefigura dunque questo esperimento? Esso persegue, a mio parere, l’obiettivo di creare una area vasta dove i valori di un certo ambientalismo di maniera, molto pensiero unico e “green”, poco interessato alla vita reale della popolazione locale e molto funzionale allo sviluppo di un mercato turistico sempre più invasivo quando non ingordo, possano trovare applicazione concreta. Dunque niente scarichi di moto e di macchine ma solo roba elettrica, magari della Tesla che già  sta facendo le prove, biciclette e a piedi finché si vuole. In questo modo i turisti affamati di refrigerio estivo, vero obiettivo di un mercato del tempo libero sempre più ampio, concorrenziale e globalizzato, potranno godere sulle Dolomiti di un ambiente il più incontaminato possibile. Qualche commerciante deve sacrificarsi? Qualche abitante ha qualcosa da ridire? Che importa!  Per pochi scontenti lassù, migliaia saranno soddisfatti.

E della popolazione locale, in buona parte ladina, di coloro che vivono in montagna tutto l’anno e non solo di mercoledì di luglio e agosto, e non solo di turismo, che ne sarà? Ridotti a minoranza in riserva –  varrebbe la pena di approfondire, a questo proposito, gli indici demografici dell’area ladina -, recintati dentro confini non meno reali quanto immateriali, gli indiani/ladini dovranno farsene una ragione e accontentarsi. Smembrati, svuotati, a Roma come a Trento e a Bolzano, di qualsivoglia reale strumento in grado di incidere sul loro futuro di comunità  storica, essi non devono mettersi di traverso: all’inizio del terzo millennio hanno ragione di (r)esistere soltanto in quanto funzionali agli interessi del mercato turistico.

Alcuni già  sono sazi e silenziosi: il loro silenzio è d’oro perché comprato con l’oro. Altri, occupandosi di usi, di costumanze e di rimembranze, perché dovrebbero preoccuparsi anche di viabilità ? Quando vogliono possono agghindarsi in costume per ricordare il bel tempo antsella 4ico, andare in processione (quando quella processione non devono rimandarla per una gara di bicicletta, “green” anche quella) e mostrarsi al turista che visita la riserva. Cosa vogliono ancora? In verità, passo dopo passo  – passo dopo passo! – i Ladini verranno esautorati del potere di decidere dei loro interessi di lungo periodo, quelli che incidono sulle loro reali condizioni di vita e di futuro, interessi che non sempre coincidono con le esigenze della vasta area turistica di cui sopra. Anzi, a volte confliggono.

Oggi, anno 2017, forse siamo ancora in tempo per fermare questo processo. Per provarci, però, è essenziale una vera e strategica unità  dei Ladini. Diversamente, le nostre Valli sono destinate a diventare una specie di riserva indiana più o meno spopolata, grande parco dei divertimenti altrui. Se proprio il Passo Sella si deve chiuderlo, allora, dovrebbero essere i Ladini a farlo, per un solo giorno e per rivendicare il diritto a condividere le decisioni riguardanti un’area che ha la medesima storia e anche, io credo, lo stesso destino. Occorre però volerlo, questo destino, altrimenti il Passo Sella chiuso diventerà il primo pezzo di muro di una riserva indiana, una idea di mondo che non è mai stata nella cultura di coloro che vivono da secoli sulle Dolomiti.

Un Ladino di Col – Colle Santa Lucia.

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