von mas 22.03.2017 06:58 Uhr

Stereotipi sugli stereotipi?

Nel video “La mia città Trento… e i tanti stereotipi” una valanga di luoghi comuni, errori e, appunto, stereotipi come se piovesse – commenta il Prof. Everton Altmayer.

Giorni fa un grande quotidiano di Trento ha dato grande visibilità ad un video realizzato dal giornalista Stefano Piffer ed intitolato “La mia città Trento… e i tanti stereotipi. Tuttavia sembra veramente strano che certe informazioni prive di verità storica siano state messe in quel video per “chiarire” certi fatti. Come mai un video che pretende di spiegare le particolarità di Trento, promuove stereotipi o – ancora peggio – diffonde miti di tipo nazionalista sulla città e sulla regione autonoma?

Ad un certo punto del video si dice che gli italiani che arrivano in città non devono preoccuparsi perché lì non si parla il tedesco, e segue una povera spiegazione che “dimostra” che nella Provincia Autonoma di Trento non esistono minoranze linguistiche come nella provincia di Bolzano… Non posso non pensare alle comunità di Luserna/Lusern e dell’altopiano di Lavarone/Lafraun, alla Valle del Fersina/Fersental/Bersntol (Valle dei Mòcheni) o alla Valle di Fassa/Val de Fasha. Ma oltre a quelle riconosciute ufficialmente ci sono anche le comunità delle valli di Non e Sole (ancora senza il dovuto riconoscimento linguistico) o i cimbri della Vallarsa. E come possono nella provincia trentina non esistere minoranze, se la provincia stessa ha le sue proprie denominazioni ufficiali in tedesco (Autonome Provinz Trient) e ladino (Provinzia Autonoma de Trent)?

Sul fatto che Trento sia da secoli un’importante città di lingua italiana in Tirolo non ci sono dubbi, ma sull’uso del tedesco a Trento il video presenta “spiegazioni” assolutamente strane, affermando che il suo uso in città è pari a quello di una lingua straniera qualsiasi. Un altro grosso sbaglio dal punto di vista storico che non fa altro che promuovere ulteriori stereotipi invece di spiegare la realtà sociale di Trento.

Pensiamo al dialetto locale che presenta un numero considerevole di termini tedeschi, alcuni antichissimi, esistenti non a caso ma grazie alla secolare presenza della lingua tedesca a Trient. Ghe vol sprechenar en dialèt per ntender che s’ciarir le cosse l’èi muss. E non parliamo dei vari cognomi germanici presenti sia in città che in tutta la provincia trentina che testimoniano l’antichissima realtà bilingue vissuta in primis dai principi vescovi, quasi tutti di nobili famiglie tedesche del Tirolo, della Boemia e di altre terre imperiali.

Va ricordato al sig. Piffer (Pfeifer) che nella sua Trient esiste una storica parrochia tedesca, e che fino al 1918 esistevano anche un ginnasio tedesco e società culturali e sportive tedesche. Va ricordato anche che nel settecento Trento era la città popolata “halb von Teutschen, halb von Italiänischen” (mai in senso quantitativo, ma culturale!). A partire dal 1830 le funzione religiose in lingua tedesca furono trasferite dalla chiesa di San Pietro alla chiesa di San Marco, dove si continuò ad assicurare l’omelia in tedesco fino al 1965! Una caratteristica propria della società cittadina trentina dunque, persa meno di mezzo secolo fa.

Se pensiamo che 98 anni fa il bilinguismo era una realtà vissuta a Trento e che l’apprendimento del tedesco oggi viene presentato dal governo provinciale come “apertura al futuro”, possiamo capire tutto ciò che la città trentina ha perso con gli stereotipi portati dalla cosidetta “redenzione”, come si vede in questo interessante video.

Un’altra “informazione” del video fa riferimento alla cultura locale. Si dice che a Trento non si vedono persone in Lederhosen o Dirndl (costumi tradizionali della zona alpina) perché questa realtà culturale appartiene soltanto a Bolzano. Purtroppo l’autore del video si “dimentica” di dire che grazie al fascismo e ai suoi miti sull’italianitrento 2ssima Trento questo abbigliamento venne abolito a sud di Salorno per garantire il muro che divide il Sudtirolo in due province.
Probabilmente il giornalista non sa (o fa finta di non sapere) che in dialetto trentino il termine braghe de coram corrisponde al tedesco Lederhose e che a Trento ci sono ben due compagnie Schützen che le indossano durante le loro manifestazioni, perché gli Schützen nascono propriamente a Trento in quel lontano 20 maggio 1468, quando il Principe Vescovo Johannes Hinderbach chiedeva (in tedesco!) al conte del Tirolo, Sigismondo d’Asburgo, di poter disporre di alcuni Schützen per la difesa della sua sede nel castello del Buonconsiglio.

In fondo, sembra proprio che nel video ci sia più Schmarren che non informazioni utili per capire qualcosa riguardo la città di Trento, da secoli ponte fra il mondo germanico e latino.

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