L’altro “Trentino” (24)

Il ’’Deutscher Schulverein”, nato in Austria nel 1880 come “Wiener deutscher Schulverein”, divenuta sezione autonoma del “Deutscher Schulverein zur Furderung des Deutschtuns im Auslande” (Ass. scolastica germanica per la promozione del germanesimo all’estero”) già “Allgemeiner Deutscher Schulverein” di Berlino (Ass. scolastica tedesca universale). La società tedesca che ha preceduto tutte le altre in questo campo fu la “Gesellschaft zur Interstützung deutscher Schulen in Welschtirol” (Ass. per l’aiuto alle scuole tedesche nel Tirolo romanzo); il “Deutscher Schulverein” aveva fino alla Grande Guerra come organo ufficiale la rivista mensile “Der getreue Eckart”. Il “Tiroler Volksbund” (Lega popolare tirolese), nata nel 1905, divenuta nel 1918 con l’occupazione italiana la “Deutscher Volksbund” (Lega tedesca), progenitrice quindi della SVP; ed in parte la “Südmark”, impegnata nella tutela delle attività economiche (commercio ed industria, alberghi) e per la salvaguardia della proprietà fondiaria tedesca, nelle aree di immigrazione romanza o slava. (continua)
Il “braccio di ferro” era tra la tesi italiana – accusata di imperialismo – di “riscattare” la presunta “origine romanza da Trento al Brenner; e quella tedesca – chiaramente pangermanista – di affermare l’unità tirolese e di “riconquistare” il terreno perduto da Bozen alla chiusa di Verona. Gli uni bersagliavano di scuole italiane l’ultima roccaforte cimbra di Lusern, gli altri impiantavano scuole tedesche in paesi tradizionalmente romanzi. Oggi, sembra prevalere un’ottica diversa: anziché due posizioni contrapposte che si contendono, lacerando da nord e da sud il Tirolo ed il Trentino c’è chi vorrebbe una solida riunificazione territoriale basta sull’identità storica, la cultura e le tradizioni di chiara matrice tirolese liberando il potenziale polilinguismo e la cultura posseduto dalle due province, in un’unità etnica che nella “nazione alpina” è – come dimostra la Confederazione elvetica – chiaramente plurilingue.
Ciò presuppone innanzi tutto una meticolosa, pignola, attuazione dei principi costituzionali là dove si parla ancora tedesco, come nella Bersntol, la valle dei Mòcheni (Fersental) e tra i Cimbri di Lusern. In proposito, è innanzi tutto da ribadire che è con riferimento all’intera regione che l’art. 2 dello Statuto afferma il principio di parità di diritti dei cittadini qualunque sia il loro gruppo linguistico e di salvaguardia delle rispettive caratteristiche etniche e culturali; e che l’art. 99 delimita l’ambito di operatività delle norme sull’uso della lingua tedesca.
Ciò significa, ovviamente, che pure gli uffici pubblici regionali con giurisdizione anche sulla provincia di Trento debbono attenersi alla disposizione di tutela delle minoranze previste per gli organi provinciali di Bolzano; ma significa altresì – proprio alla luce dell’articolo 2 – che l’intero territorio regionale assume la caratteristica di un’area mistilingue ai fini della tutela linguistica, e che le norme suddette hanno un effetto di tutela sia sui gruppi ladini che su quelli tedeschi del Trentino. (continua)

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