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Un libro al mese: “L’Odissea di Abramo” – 1

Un diario ritrovato, il racconto di 50 lunghissimi mesi di guerra, una vera e propria odissea fra quattro fronti e 15.000 chilometri di spostamenti.  Grazie a Stefano Delucca e Renzo Maria Grosselli, Abramo Celli di  Martincelli di Grigno, il confine dell’Impero, marra la sua e la nostra storia. “Era un bel giorno di estate, il dì 1 agosto 1914, il sole risplendeva sereno nell’ampio orizzonte azzurro, ma sulla terra c’era molta agitazione, come sogliono fare le api prima di sciamare”

Era un bel giorno di estate, il dì 1 agosto 1914, il sole risplendeva  sereno nell’ampio orizzonte azzurro, ma sulla terra c’era molta agitazione, come sogliono fare le api prima di sciamare. I giornali preannunciavano una tenebrosa burrasca nel mondo diplomatico d’Europa. La scintilla incendiaria era scoppiata dall’assassinio del nostro Arciduca Ereditario e Sua Consorte a Serajevo il 28 giugno di quell’anno, della qual scintilla si risvegliarono i vecchi malumori col regno di Serbia.

Già il 27 luglio venne pubblicata la dichiarazione di Guerra alla Serbia, ed era imminente la dichiarazione di guerra della Russia all’Austria-Ungheria. Diffatti il 1 agosto 1914 nelle ore antimeridiane si videro esposti dei grandi manifesti ove Sua M. l’Imperatore ordinava tosto la mobilitazione di tutte le forze di terra e di mare.

2 agosto 1914
Il 1° agosto era giorno di sabato ed io partii da casa il dì 2 alle 12 meridiane dopo aver pranzato assieme alla famiglia. Alla stazione era un continuo affollarsi di gente in partenza e di congiunti che venivano a dar il saluto ed a stringere, forse per l’ultima volta la mano dei loro cari. Finalmente il treno si mette in motto e fra uno sventolare malinconico di fazzoletti il paesello sparisce e, per molti, anche per sempre.

Io ero chiamato a Borgo di Valsugana presso il Comando di Gendarmeria, ove vennero
formate quel dì stesso, le tre Compagnie di Confine (Grenzschutzkompanie) 1-3/6.
Io facevo parte della 2/6 Komp. – Mi trovavo assieme a moltissimi paesani, anch’essi chiamati a far parte del medesimo battaglione, sicché, il tempo, passava anche, relativamente, in fretta, e la lontananza dalla famiglia non era per subito troppo pesante  (…)

 

17 agosto 1914
Venne il lunedì 17/8, ed alle 7 di mattina, con tutto l’assetto di guerra, si và alla Stazione e si sale, sù quel treno maledetto, chè, formato tutto di vagoni merci ci deve trasportare all’orrendo destino. Un’ora dopo, detto convoglio si mette in motto, ed in pochi minuti si nasconde nelle gallerie ferroviarie di Roncogno le quali ci levano dall’occhio l’amata nostra valle. alle 9 ½ si arriva a Trento, e trovandosi colà mia sorella scesi dal treno, ed in tutta fretta la andai a salutare. Affollatissima era la piazza della stazione e l’interno della stessa. Dopo breve fermata si parte nuovamente e, per abbreviare la storia, quel viaggio durò sino il dì 22/8. – Passando per le stazioni ove il treno sostava, si riceveva, dei regali, consistenti in cibarie e bevande, e da fumare.

 

22 agosto 1914
Alle ore 3 del dì 22/8, si scende dal treno, e si presenta innanzi agli occhi le vaste pianure Galiziane coll’immenso orizzonte che le copre e le circonda. Ci condussero in quel selvaggio vilaggio per passare la notte, e per cena ci fecero scandare al fuoco acceso in mezzo ad un prato, una scattola di conserva di carne. La mattina si sorte da quel tugurio per tempo e dopo aver bevuto un po’ di caffè e un tozzo di pagnocca si parte per strade di campagna  viaggiando per incognite direzioni. Il terreno era asciutissimo, ma se pioveva un’ora si convertiva in melma come il vischio, s’icché, rende molto faticoso il camminare. Giornalmente si camminava per un tratto di 30-35 km e alla sera tarda però, si faceva
sosta in case di campagna. Il paese più d’importanza che si trovava più vicino alla
stazione che siamo discesi dal treno si chiama Striy.   (…)

 

25 agosto 1914
Il 25/8, alle ore 2 pom., giungemmo alle porte della città di Leopoli,  ove abbiamo fatto breve sosta. Giunto colà, trovai mio fratello Giovanni, che erano essi scesi dal treno il di innanzi, e si trovava alla comp. 3/6. Dopo preso qualche consumo ci siamo mossi di nuovo in viaggio, attraversando la città di Leopoli, proprio per le via centrale. Abbiamo occupato un’ora e 50 min. a traversare la città, e nel passaggio moltissimi
signori ci offrivano bevande frutti e da fumare. Affollatissime tutte le vie, e zeppi i
carrozoni dei Tranvia i quali non potevano proseguire che a stento, e dalle finestre degli stessi i signori ci sporgevano dei zigaretti e confetti. Appena 200 e 300 passi fuori città si trovano alcune casupole di campagna ed in
quelle passammo la notte

 

 

29 agosto 1914
Il 29 di mattina ci venne ordinato di partire. Alle 7 ci mettemmo in viaggio e verso le 10 siamo giunti in un paesello presso al quale si trovavano dei campicelli di granoturco, fagioli e fruttetti di mele, prugne e cilieggi; ci condussero sull’orlo di un campo ci hanno fatto scavare dei fossati di nascondiglio pel caso di qualche inaspettato assalto. Nel frattempo la cucina ci preparò il pranzo, composto della solita razione di carne
e minestra di fagioli freschi. Dopo pranzato, abbiamo riposato sino alle ore 2 pomeridiane sotto l’ombra dei frutetti.

Il cannone si udiva sempre più da vicino, ed a noi, per primo, ci batteva il cuore pensando quale bruttissimo avvenire ci aspetta. Diffatti alle ore 3, c i venne dato l’ordine di avanzare.

Quando, dopo aver fatto un’ora appena di cammino attraversando un folto bosco di pini
e querce, ci si presentò inn’anzi, una grande estensione di campi di patate e frumento. Tosto trovammo colà il maggiore comandante un battaglione di bersaglieri che si trovavano alla nostra destra, sotto il combattimento, il quale di accordo col nostro comandante ci fecero sparpagliare in linea traversale distanti 4,5 passi l’un l’altro. Io mi trovavo fra i compagni Stefani Bortolo (colpi), e a Bortolo Molinari. Per subito si camminava a piedi, e poi più tardo coi ginochi e le mani. Per subito non si pensava che si trovassero i Russi così dappresso e si continuava quella lenta e stentata avanzata. Quando giunte le prime file sul valico dei campi si
udirono i primi colpi di fucile degli avamposti. Allora ci alzammo d’un tratto e via
in avanti di corsa, quasi a raggiungere il valico.
Dietro di noi erano collocati 5 cannoni di piccolo calibro  i quali iniziarono tosto il loro servizio. La quinta palla uscita senza scoppiare caddè a 10 passi vicina a me, sollevando le zolle. Allora mi alzai assieme ad altri colleghi e proseguii di 10-12 passi, e poi giù per terra nuovamente. L’unico nascondiglio che ci serviva di riparo erano
le foglie verdi delle patate.

Alla mia sinistra si trovava Bortolo Stefani (colpi). Dopo pochi istanti, ci venne ordinato di proseguire, ed io tosto mi alzai e dietro a me subito il mio compagno di sinistra. Aveva fatto appena 4 passi, quando sentii d’un colpo il grido di lamento del suddetto Stefani. Io rimasi un’istante sbalordito, a quel inaspettato caso, e non sapeva decidermi, se devo proseguire, oppure accorere da lui. Ricorsi a lui, e lo feci indietreggiare al luogo primitivo, e dopo avergli levato di dosso lo zaino, gli aprii la blusa ove lui diceva di avere la ferita. Con molta mia sorpresa, constatai che la palla omicida le aveva perforato direttamente il cuore, e non usiva sangue. Conobbi allora, la triste condizione, che si trovava. – Pochi istanti dopo, cominciava a scolorare gli occhi si facevano sempre più azzurri, e vidi tosto l’approssimarsi del suo tramonto.  Con tutti i riguardi, che potevo usare, lo feci incoraggiare, dicendogli di essere così
fortunato che tosto andrà di ritorno in ospedale, e che per ogni buona regola, e per ringraziamento rivolga una prece e un buon pensiero in alto. Ciò che di buon grado fece. Circa dopo 20 minuti, era già nel mondo dei più.

I miei compagni erano già lontani circa mezz’ora, e la notte si approssimava. Quando ogni mio aiuto era inutile, e lui era già spirato, lo abbandonai, prima però feci delle tracce per poterlo facilmente trovare il giorno dopo. – Fra la grandine di piombo proseguii fino al raggiungere la mia compagnia. Trovai tosto tutti i colleghi, e mi buttai per terra vicino al sergente Decastagné, il quale vedendomi tutto acceso di sudore, dopo mia richiesta mi levò lo zaino, sicché essendo più leggero, volava si può dire, senza fatica alcuna. Raccontai tosto il brutto caso, successo al compagno suddetto, agli altri colleghi che rimasero tutti impressionati. Erano già presto le nove di sera, la luna grande e rossastra, mandava il suo raggio
semioscuro sù quell’orrido terreno, tutto scintillante di fuoco, che usciva dai fucili,
sembravano le lucciole nelle sere calde d’estate. Sull’alla sinistra, ove ci trovavamo noi, i Russi non avevano che alcune mitragliatrici, non avevano cannoni, dopo un breve scontro alla baionetta, cessò tosto il fuoco e cominciò la calma che durò tutta la notte  (…)

7 settembre 1914
La mattina 7/9 all’alba si partì da quel posto, e dopo 2 ore di marcia attraverso campi e prati, ci hanno fermati sopra ad una collina e colà abbiamo scavato dei fossati. Il cannone tuonava, via lontano. Verso mezzodì, ricevemmo il pranzo, e poi dopo un’ora di riposo ci fanno partire.

Verso le 3 pom. nel mentre si avanzava, nel giungere la cima di una collina una palla
di fucile perforò la clavicola della gamba sinistra a Stefani Bortolo (Toto) il quale tosto ritornò alla croce rossa pella dovuta fasciatura. Giunti al culmine del colle i Russi ci scorsero, stando nel vicino bosco, e tosto aprirono contro di noi un fuoco di granate e fucilleria. Sparpagliatisi in un momento, ed apertogli contro il fuoco, si avanza contro del nemico, il quale non aveva colà opposta
tanta resistenza. Essendo alquanto avanzata la sera, non ci fecero inoltrare nel bosco, ma sempre
avanzando lentamente in vicinanza alla stesso. Ebbi la fortuna di essere vicino ad un fienile, ove entro il quale passai la notte. In un lampo la notte trascorse, ed il mio interno era angosciato pensando quale triste   giorno ci aspetterà al domani. Tutto passava per la mente, la famiglia, i figliuoletti e tutte le persone più care. Passavano degli angosciosi momenti, ed era inutile cercare nel nulla un po’ di coraggio

“L’Odissea di Abramo” è stato pubblicato nel   gennaio del 2019. Il libro,  160 pagine ricchssime di note a margine e di fotografie, può essere richiesto direttamente alla casa editrice. Ecco il link: ATHESIA-TAPPEINER

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