von mas 18.03.2023 18:00 Uhr

Un libro al mese: “Prontuario dei nomi locali dell’Alto Adige” – 3

Presso la Biblioteca della Regione è conservata una copia del “Prontuario” di Ettore Tolomei.  Abbiamo estratto alcune parti dall’introduzione, che riteniamo particolarmente illuminanti:  “… i bollettini di guerra davano  in Italia e all’estero  l’impressione di una avanzata in paese germanico quando eravamo invece in valli ladine, cioè italiane…”

...un esotismo barbaro irriducibile...

Talora i nomi tedeschi si trovano sparsi e sporadici in territori preponderantemente  latini;   talora  sono invece scarsi e dispersi i nomi latini in valle che ebbero più forte ei soverchiante immigrazione tedesca. La nomenclatura odierna di queste avrebbe portato un ben grave e  intollerabile contingente straniero nella toponomastica della Penisola!

Non è qui lo stesso caso che si presenta in Val d’Aosta  o in altre minori valli alpine piemontesi di toponomastica francese; colà i dialetti nostri sfumano nell’idioma di Francia, la radice è comune, latina: latina in ogni maniera è la toponomastica

Qui invece eravamo di fronte a un esotismo barbaro irriducibile. Non potevamo accoglierlo. Eravamo in dovere di sostituirlo. Potevano sopravvivere nelle valli piemontesi Courmayeur,  Chatillon, roche, crête. mont accanto Cortemaggiore,  Castiglione, rocca, cresta, monte. Ma nelle valli atesine, cioè a dire venete, ricongiunte alla Patria,  non potevamo accogliere  dei dorf, schloss, knott, schneide, berg , koft e via dicendo.

I borghi , villaggi e casali abitati dai tedeschi dell’alto bacino dell’Adige e i monti e i corsi d’acqua vicini ad essi,  portano nomi che in parte sono di parvenza tedesca, in realtà d’origine non germanica (retica, ligure, etrusca, celtica, latina) quasi tutti suscettibili di una restaurazione  ed adattamento italiano, in parte sono originariamente germanici e  questi devono venire tradotti o italianati o soppiantati. …

È evidente che in una regione che è parte integrante della Venezia nostra,  non si possono conservare i nomi di Weisshorn, Schwarzhorn, Dreiherrnspitze, Zwölferkofel, Kreuzberg, ma si devono imporre ed usare Corno Bianco,  Corno Nero, Picco dei Tre Signori, Cima Dodici, Monte Croce  e così infiniti altri

... l'avanzata in un paese germanico...

Quando la nostra fatica fu finita , noi non avevamo altro voto da esprimere se non che fruttasse subito,  senza ritardo, e che i nomi nuovi venissero introdotti e divulgati di mano in mano che lo occupazione avanzava. Vi potevano essere difficoltà di carattere pratico, per le soverchianti ragioni militari,  le quali dovevano passare davanti a ogni altra.

Ma sembrava a noi che nessuna conseguenza  e  nessun inconveniente sarebbe nato quanto nei bollettini che menzionavano dei luoghi delle nuove terre d’Italia fosse comparso, fra parentesi in aggiunta al nome straniero delle carte,,il nome nostro ( … )

Nei bollettini ufficiali troviamo Drei Zinnen Hütte invece che Rifugio delle Tre Cime, Schulderbach invece che Carbonin, Madasch per Madaccio e così via. Quasi tutti nomi tedeschi invece dei nostri che l’Archivio per l’Alto Adige indicava nella cronaca della guerra e che si ritrovano coi loro equivalenti nel Prontuario.

Così i bollettini,  accettando e seguendo senz’altro per la zona delle Dolomiti la nomenclatura ibrida delle carte diffuse tra noi o addirittura la nomenclatura tedesca delle carte militari austriache, davano  in Italia e all’estero  l’impressione di una avanzata in paese germanico quando eravamo invece in valli ladine, cioè italiane. Peggio sarebbe stato avanzando nell’Alto Adige, dove la patina germanica copre gli antichi nomi locali che vogliono redimere quando non decine ma centinaia ei migliaia di nomi si sarebbero presenta in veste straniera.

Proposi sul finire del 1915 la formazione di una commissione toponomastica ma anche qui … difficoltà si oppesero. Si andò avanti coi nomi tedeschi un altro anno.

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