von mas 22.07.2021 06:45 Uhr

Briciole di Memoria: Gli Schützen, i difensori

Per la rubrica “Briciole di Memoria” oggi Massimo Pasqualini propone ai lettori di UnserTirol24 un estratto dal libro  “Dagli Schützen la salvezza, il cuore nel cuore dell’Europa” scritto da Elena Bianchini Braglia

Foto: Il Mondo Degli Schützen

Breve e sintetica esposizione dei valori che che oggi difendono gli Schützen

La storia degli Schützen altro non è che la storia della difesa di un territorio, dell’amore per la patria, del legame con le tradizioni e l’identità. La terra, intesa come Heimat, terra fertile di valori, terra che si caratterizzava fortemente con costumi, tradizioni, identità radicatissime, questa terra è la ragion d’essere degli Schützen di ieri e di oggi.

In modo diverso forse, ma non meno significativo, all’opposto di quanto si potrebbe superficialmente pensare, oggi più che mai c’è bisogno di questa difesa territoriale. Difesa  che nel corso dei secoli è stata sempre eroica, motivata da ragioni nobilissime, spontanea e coraggiosa, talvolta disperata, e il fatto che essa non sia più armata, e non più volta alla preservazione di un vero e proprio confine, non la rende meno eroica, nobile e necessaria. Anzi se il problema dei confini non è più in primo piano, quello dei valori non è mai stato così impellente.

Gli Schützen, accusati talvolta d’essere obsoleti, retrogradi, chiusi in realtà stanno compiendo quel tentativo disperato di cui l’Europa intera ha tremendamente bisogno. Il tentativo estremo di difendere se stessi, le proprie radici, l’identità. Di preservare le tradizioni, ricordare la storia. Per continuare a esistere in mezzo a quel nulla che un’Europa esclusivamente burocratica minaccia di diventare. Se tutti i popoli europei facessero ora quello che gli Schützen ostinatamente, quasi irrazionalmente contro tutto e tutti, continuano a fare, si potrebbe sperare di ritrovare o ricostruire un’Europa con l’anima.

 

Marco Grossman  propone questa analisi in un’intervista rilasciata a Federico Maraner: ”La mentalità che abbiamo oggi è quella che deriva da decenni di purghe e di filtri. Se un bambino a scuola raccontava che a casa sua gli anziani parlavano ancora la propria lingua, il maestro lo riportava alle autorità e la famiglia e era rovinata (questo dopo il 1919). Si trattava di allevare una nuova generazione completamente ignorante del passato. I pochi che come me hanno avuto la fortuna di ricevere in eredità dai nonni documenti e memorie familiari possono raccontare queste cose. Questo è uno stimolo per andare a scavare in questo passato che hanno voluto seppellire, hanno voluto distruggere. Fortunatamente si trovano ancora dei tasselli che permettono di creare, di completare piano piano, un mosaico che dà una visibilità totale alla situazione di allora. Una Compagnia Schützen ha, a mio avviso, il dovere di fare questo. E’ molto importante stare attenti a non abbandonarsi a una situazione di comodo, perché questo richiede fatica, impegno serietà. Essere Schützen per esporre una Tracht molto bella o folkloristica, non può essere sufficiente, l’abito deve essere storicamente documentato, riprodotto e indossato con orgoglio. Ma non basta. Dobbiamo ricostruire tutto quello che è stato perso. Dobbiamo farlo in maniera sistematica, continuativa, senza criticare o giudicare con altri fini, per non dare appiglio a chi non vede di buon occhio queste cose. La nostra identità, la nostra cultura, dobbiamo esprimerla. Ovviamente tutto deve essere riportato al mondo contemporaneo, altrimenti diventiamo solo dei nostalgici, o dei collezionisti. La prima guerra mondiale è stato un evento terribile per noi, ma è stato un evento, ora siamo italiani, ma nulla è eterno. La storia lo dimostra, nazioni che si compongono, che si scompongono, un territorio che diventa di una nazione poi di un’altra, altre realtà in Europa lo testimoniarono. Noi dobbiamo essere quello che siamo, ma in maniera consapevole”.

“Quando vado con il mio Tracht vado a testa alta, incontro gente che non capisce, ma quando racconto la mia storia mi rispettano. Io ho fiducia che ci sia un ritorno, me lo auguro- aggiunge Luigi Sighel della compagnia Pinè fondata nel 1995. E conclude sottolineando quanto ciò sia necessario, perché “un popolo senza origini non è un popolo”.

Oggi gli Schützen combattono soli, senza armi, senza appoggi, senza un confine da difendere. Custodiscono ostinatamente e orgogliosamente il loro passato, un patrimonio prezioso di costumi e tradizioni, un nobile amore per la propria terra.   La battaglia degli Schützen di oggi è dunque ben più dura di quelle del passato. Sfiora l’eroismo puro, quello che resiste nelle avversità o ancor peggio nell’oblio, che agisce senza nulla ricevere in cambio, per fare ciò che è giusto e necessario, senza riconoscimenti. Battaglia disperata che tutti dovremmo combattere. Perché la posta in gioco è alta, si tratta dell’Europa, un tempo guida dell’umanità oggi piccola serva sciatta, che tutto trascura, tutto tralascia, non porta ricchezze nuove e nemmeno si preoccupa di far brillare gli antichi valori preziosi.

L’Europa ha un’anima grande che sta soffocando. Agonizza, ma ancora un cuore. Un cuore pulsante al centro dell’Europa che potrebbe restituirci la vitalità perduta. Bisogna conoscerlo e assecondarlo. E magari imitarlo. Perché il patrimonio di identità e tradizioni che gli Schützen  lottano per preservare, ogni popolo europeo lo ha avuto. Diverso certo, particolare, tutto suo. Ma tutti lo avevano e in troppi lo hanno perso. L’eroismo disperato degli Schützen ha saputo custodire ciò che gli altri si sono lasciati scappare. Per questo l’esempio degli Schützen ha un’importanza straordinaria, oggi più che mai.

Difesa, mai aggressione. Questa nei secoli è sempre stata filosofia degli Schützen. Mai le loro truppe sono state impiegate per invadere, ma sempre e solo per difendersi dagli invasori. Ed anche questo è, a ben vedere, appunto ciò che oggi occorre. La difesa, la semplice, pacifica tutela di sé, del proprio patrimonio culturale, religioso, ideale. Della nostra storia, dei nostri antichi costumi. Quelli che fanno splendida , ricca e variegata l’Europa attraverso secoli.

Non dobbiamo fare nulla più che questo, difenderci. Sarebbe già tantissimo.

 

Tratto dal libro”Dagli Schützen la salvezza, il cuore nel cuore dell’Europa” scritto da Elena Bianchini Braglia, pagine 33, 34, 35, 36, 37, 38

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