Impianti chiusi in tutta Europa? Vienna dice no
Lo riporta la Bild-Zeitung, in un articolo pubblicato nel tardo pomeriggio di oggi. Secondo il giornale germanico, Roma ha avviato a questo proposito colloqui con altre nazioni europee (Austria, Slovenia, Svizzera, Francia e Germania), per arrivare ad un accordo comune e aprire le piste solo a fine gennaio.  Questo perchè Conte teme che un divieto solo nazionale possa essere di poco effetto, e che molti sciatori italiani finirebbero col riversarsi sulle piste degli altri paesi.  Tanto per fare un esempio, la Svizzera non ha chiuso e non ha intenzione di chiudere il suo lato del Cervino: gli sciatori italiani saranno i benvenuti, si dice.
Come confermano anche i media italiani, pure Vienna non ha intenzione di dar seguito alle esortazioni italiane: “Non intendo prendere in considerazione la proposta italiana di chiudere i comprensori sciistici austriaci – ha affermato i ministro delle finanze Blümel – se l’Unione Europea pensa di prescrivere il blocco, chiederemo il ristoro dei mancati introiti”. I protocolli sono già pronti e permettono di sciare in piena sicurezza, si dice a Vienna, già limitato o bloccato del tutto l’apres ski.
E mentre la Francia prende tempo (si deciderà fra una decina di giorni) e la Germania ha già fissato l’apertura a dicembre, in Slovenia i preparativi per la stagione invernale vanno a mille.  Interesse per la proposta italiana arriva dal governo bavarese, che sta pensando ad una quarantena di due settimane per chi rientra da una vacanza sugli sci. “Anche se preferirei un accordo europeo, ha dichiarato il primo ministro Söder, niente sci e niente vacanze sulla neve.”
E alla fine anche il portavoce di Van der Leyen deve gettare acqua sul fuoco: non abbiamo discusso della possibilità di vietare le attività sciistiche, non era all’ordine del giorno, dice.
Intanto si moltiplicano gli appelli al governo italiano per l’apertura degli impianti sciistici: dall’associazione impiantisti, al Dolomiti Superski, dai sindaci delle località sciistiche, ai campioni dello sport come Gustav Thöni, Isolde Kostner, Alberto Tomba, Lara Magoni, Federica Brignone: non si tratta solo di sport, ma di miliardi di entrate fra diretto e indotto, e di migliaia di posti di lavoro. Non aprire gli impianti significa la catastrofe economica.