von mas 02.11.2017 06:09 Uhr

Briciole di Memoria 37: In Tirolo, niente servitù della gleba

L’appuntamento settimanale con Massimo Pasqualini: aneddoti, racconti, ricordi ed immagini dal Tirolo di Lingua romanza.

La nostra magnifica e sorprendente storia  non ha eguali in Europa.  Oggi vorrei parlare – e vorrei farlo soprattutto ai giovani, a quelli a cui la nostra Storia non viene insegnata –  di MAINARDO II e di come iniziò la tradizione e la cultura dei MASI in Tirolo, un uso che affrancò contadini dalla schiavitù dei servi della gleba che imperversava nell’Europa dell’epoca.  Lo faccio come sempre da autodidatta, da appassionato della Storia della nostra Terra, ma soprattutto da orgoglioso Tirolese: non me ne vogliano gli “storici di professione”.

All’inizio del 1200 diversi Signori e possidenti germanici si trovavano con molti terreni assolutamente spopolati dalla quota dei 1000 metri in su. Decisero allora di fare una proposta alle famiglie  contadine che avessero avuto volontà di lavorare la terra: avrebbero fornito attrezzi da lavoro e viveri a coloro che avessero voluto disboscare vasti appezzamenti di terra a queste alte quote e costruire una casa, un “MASO”, dove avrebbero potuto vivere,  tramandandosi la “proprietà” di padre in figlio pur pagando al Signore dell’epoca un’affitto annuo.

Nel giro di 80 anni tutta la parte alta del territorio alpino era abitata, disboscata e svariati greggi di animali vi pascolavano a questo punto successe che la maggior parte dei Signorotti distrussero o negarono i contratti fatti con i contadini che normalmente non ne avevano copia non essendo in grado di leggere,  riappropriandosi  così delle proprietà che nel frattempo avevano aumentato considerevolmente il proprio valore, e  rigettando questa povera gente allo stato di servo della gleba.   MASO2

Mainardo II invece mantenne tutti i contratti fatti con i contadini dei masi,  facendosi pagare un’affitto annuo in molti casi pari a trecento caciotte di formaggio  e ogni 19 o 29 anni un affitto (laudemio) pari a 330 grammi di pepe. Il contratto di Erbleihe (enfiteusi o “affitto”, con cui si tramandava il bene di padre in figlio senza limitazioni temporali), dava anche la possibilità al contadino di venderlo, in questo caso con il consenso del concedente e con il diritto di predazione dello stesso. Poteva essere interrotto solo nel caso non fosse stata pagata la quota annua per 4 anni consecutivi o nel caso che il contadino non curasse il mantenimento della proprietà  per incuria e conseguente depauperamento dei beni avuti in uso o per mancanza di eredi.

Ciò portò le nostre genti di montagna ad essere persone LIBERE con una dignità  umana per allora sconosciuta, ricordiamoci che nel resto d’Europa i contadini erano semplici servi della gleba che venivano venduti assieme alla terra su cui vivevano, che lavoravano senza diritti e la cui vita oltre ad essere estremamente misera valeva ben poco (Sino al 1820 nel regno dei Savoia vi erano ancora i servi della gleba).

Questi brevi cenni semplificati di storia ci fanno capire quanto il popolo tirolese fosse all’avanguardia della democrazia e della libertà. Per questo noi abbiamo sempre preso le armi solo per difenderci da qualsiasi invasore che sicuramente ci avrebbe fatto perdere il nostro avanzatissimo status sociale, allora impensabile nell’Europa del tempo.

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