von mas 30.10.2017 06:46 Uhr

Caporetto – Kobarid 3: cambiando punto di vista, insieme a Luigi Sardi

Luigi Sardi racconta la Storia:  quella che, anche “da noi” e ancora oggi,  non si legge sui testi scolastici.

Era il primo agosto del Diciassette quando Papa Benedetto XV scriveva quella invocazione alla pace divenuta urgente per salvare l’Europa «così gloriosa e fiorente, quasi travolta da una follia universale» che stava correndo verso «un vero e proprio suicidio».   L’appello per fermare l’inutile strage aveva fatto infuriare gli ufficiali del Comando supremo del Regio Esercito che avevano tentato di proibire la divulgazione del messaggio pubblicato a tutta pagina da «L’Osservatore Romano» con il titolo «Una nota del Sommo Pontefice ai Capi dei popoli belligeranti».  Nonostante divieti e censure, molti parroci l’avevano raccontato dai pulpiti ai fedeli. Che erano soprattutto donne. E moltissime di loro vestivano l’abito nero del lutto.

papa

Finite già  nell’estate del 1915 le chiassose manifestazioni degli interventisti, il popolo si era trovato di fonte ad urgenze crescenti: la scarsità  di generi alimentari, il razionamento di carbone, petrolio, medicine e il conflitto era diventato «la maledetta guerra». Le prime rivolte «sediziose» erano cominciate nell’estate del 1917 quando era cresciuto in maniera spaventosa il numero dei morti, dei mutilati, dei feriti, dei dispersi, conseguenza delle terribili battaglie sul Carso e sugli Altipiani e i prezzi dei pochi generi alimentari disponibili erano aumentati enormemente portando la fame in moltissime case.

A Brescia, Milano, Torino, Como gli operai che lavoravano con ritmi sempre più frenetici nelle fabbriche di armi e munizioni, avevano deciso di scendere in piazza e sui muri delle fabbriche erano comparse la scritta «Viva Lenin».

I cortei avevano allarmato i presidi militari che avevano schierato la truppa e allora alla testa di quella massa di lavoratori che gridavano pane e pace, qua e là sventolando bandiere rosse, erano state spinte le donne più¹ giovani che, di fronte ai soldati, alzavano le gonne. Non per dileggio o sfida, ma come gesto di fratellanza, di pace, di speranza. Molti militari si rifiutarono di sparare e fra le truppe inviate a sedare gli incidenti ci fu qualcosa di molto vicino all’ammutinamento. I soldati di leva vennero consegnati nelle caserme, sostituiti nelle piazze dai Carabinieri Reali. Che spararono e uccisero. Soprattutto a Torino, Milano, Como e Bologna.inutile_strage_benedetto_xv

Intanto in molte città , promossa dai socialisti, era cominciata una campagna ovviamente clandestina, che invitava a gettare le armi, a fraternizzare coi fratelli d’Oltralpe.   L’Internazionale socialista era capitolata nell’agosto del Quattordici ma gli uomini della sinistra, soprattutto quelli che erano andati al fronte, avevano capito che la guerra di tutti i popoli era vasta ed orribile, oltre ogni memoria di stragi nella storia europea. Come era scritto in un volantino di propaganda distribuito a Venezia nella zona dell’Arsenale e citato in una sentenza pronunciata da un tribunale di quella città.

Poi era arrivata la battaglia della Bainsizza.

Jetzt
,
oder
oder mit versenden.

Es gibt neue Nachrichten auf der Startseite