A Barcellona, Lluis Llach, cantautore di fama mondiale e deputato al Parlamento catalano, ha suonato e cantato il suo pezzo più celebre, “L’estaca”, inno di libertà  noto in tutta Europa nei decenni passati. Lo cantò in un celebre concerto all’indomani della morte di Franco, quasi dieci anni dopo averlo composto come canzone di lotta e resistenza alla dittatura. Lo ha reinterpretato stasera, di fronte ad una folla enorme: la dittatura è tornata, sotto una nuova veste, più subdola se possibile.
Per narrare gli ultimi istanti di ieri sera, solo alcune frasi, ascoltate qua e là :
“Noi universitari lo abbiamo ben presente: dalle aule alle strade e dalle strade alla Repubblica”
Mireia Boya: “Abbiamo 48 ore per difendere l’indipendenza. Se non ci arriviamo ci ritroveremo con 40 anni in meno di democrazia. Domenica saremo il muro, con le schede elettorali nelle mani. Domenica voteremo per tutti quelli che non ci sono più. Domenica nasce la repubblica catalana”
Josep Nuet: “Lotteremo con le unghie e con i denti affinché nessun Mariano Rajoy ci tolga mai questi diritti”
Jordi Cuixart: “Abbiamo nelle nostre mani delle armi di costruzione di massa. Che tutti vedano che non siamo noi i violenti. Voteremo! E dopo questa domenica niente sarà  uguale in questo paese. Questa nazione si èalzata in piedi per decidere”
Oriol Junqueras: “Abbiamo cominciato ad essere liberi perchè ogni giorno abbiamo meno paura. Nel superamento della paura comincia il cammino della libertà ”
Carles Puigdemont: “Oggi abbiamo già  vinto, abbiamo vinto le pressioni, le bugie, le paure e le minacce. Abbiamo vinto uno stato autoritario che non voleva che arrivassimo fino a qui, e non sapeva che ad ogni difficoltà  ci rendeva più forti. Domenica usciamo di casa disposti a cambiare la storia”
Antoni Castellà : “Buonanotte sediziosi, tumultuosi, uomini e donne liberi di Catalunya!”
