von mas 24.09.2017 20:00 Uhr

Enrico Mentana e l’Autonomia Trentina

Il giornalista italiano a Trento: “L‘autonomia  è un privilegio e non ha più senso di esistere”

Che differenza c’è tra un trentino e un veneto?” domanda il giornalista Enrico Mentana in Piazza Cesare Battisti a Trento nel corso del suo intervento al Festival delle Resistenze contemporanee che quest’anno discute la tematica “Identità  e confini”. Che differenza c’è tra uno di Rovereto e un abitante del primo paese veneto che incontri a nemmeno 40 km di distanza? Nessuna differenza” continua Mentana “Tutti hanno diritto all’autonomia (…) perché un trentino ne ha diritto e un veronese no?”

rovIo da quando ho l’età della ragione questa cosa dello Statuto speciale non la capisco; a un giovane di vent’anni, come la spiegate la vostra autonomia? E’ un concetto che non esiste, che non si spiega“. dice Mentana a decine di giovani che, attenti ed interessati, lo ascoltano e fanno domande. E pensare che al seminario sul nuovo statuto di Autonomia promosso dalla Consulta soprattutto per coinvolgere i giovani, c’erano dodici persone…

In realtà , proprio come Ugo Rossi che alla festa dell’Euregio si fa una foto davanti ad una delle tante targhe fasciste presenti in Provincia, il milanese Enrico Mentana non riesce proprio ad accettare il fatto che l’autonomia abbia cause “scomode”, cioè la lotta indipendentista, e che sia indissolubilmente legata all’identità.

Che piaccia o no, l’autonomia – ancora tutelata dalla Repubblica Austriaca – si basa sulla nostra secolare storia tirolese e rinnegare  questo dato di fatto sembra essere ancora oggi un dovere dei “cani da guardia” della sacrosanta trentinità, senza i quali il redento “Trentino” non esisterebbe. Vediamo per esempio gli alpini nostrani che, mentre organizzano la loro festa del 2018, affermano che i 65.000 soldati tirolesi di lingua italiana durante Prima Guerra Mondiale (i nostri ed i loro nonni) indossavano la “divisa sbagliata”.

Non esiste una nazione sudtirolese – afferma ancora il giornalista – alcuni parlano la stessa lingua che c’è al di là  del confine ma questo non porta a diritti superiori”  

Quando Mentana butta lì le sue domande e le sue considerazioni “scomode”, sembra voler  dire alla classe politica trentina (e non solo) che il re è nudo… nudo come la pubblicità turistica della provincia di Trento che presenta lo slogan “Italian Style” e quella di Bolzano con Dolomites Val Gardena che cancella i toponimi storici.

Probabilmente questo spiega il silenzio dell’assessora Sara Ferrari, sprofondata nella sedia molto probabilmente per cercare l’invisibilità: unica tra i politici ad essere presente ieri da Mentana, Ferrari nel 2016 affermava che Cesare Battisti richiedeva “l’autonomia del Trentino dall’Impero austro-ungarico, rivendicandone l’italianità  e il secolare autogoverno”

Pare quasi che l’assessora Ferrari non sappia che già durante il governo di Maria Teresa d’Asburgo (nel 18. secolo) in tutto il Tirolo Italiano esistevano scuole dove si insegnava la lingua italiana. E Mentana lo saprà? Visto che parla delle ragioni dell’autonomia e di nazione sudtirolese, sarebbe importante sapesse che l’italianissimo “Trentino” nasce (e continua ad esistere) con il decreto fascista 12.637 datato 8 agosto 1923, a tutt’oggi mai abolito, che proibisce l’uso di “Tirolo” come toponimo provinciale o regionale.

Le affermazioni di Mentana sono durissime, ma rappresentano le convinzioni di un italiano che non riesce a capire come mai ci sia l’autonomia nella provincia più italiana di tutte, nella Trento redenta, nella città di Cesare Battisti (che per fortuna non riuscì a far a bombardare, come raccontano i recenti studi di Giuseppe Matuella).

Può aver ragione Mentana, quando afferma che tra un trentino e un veneto ci sono veramente pochissime differenze. Ma le differenze ci sono eccome tra un tirolese e un veneto.  Ciò ovviamente non giustifica una “nazione sudtirolese”, ma indica il nord. E questo Mentana potrebbe anche capirlo, ma difficilmente riuscirà ad ammetterlo.

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