UT24 OSSERVATORE CATALANO
In giorni come questi è difficile restare indifferenti. Casa mia è ormai un pezzo di Catalunya, se alzo la testa dallo schermo, se allungo lo sguardo fuori dalla finestra aperta, posso quasi sentire i canti e i cori che si alzano dalle piazze, dalle strade, dalle università di Barcelona, Girona, Lleida, Tarragona. Cammino con i miei occhi in mezzo a quartieri che non ho mai visto e che pure sono diventati familiari, con i loro muri cosparsi di manifesti e appelli al voto, e mi pare di sentire il soffio dell’aria incrociando il sorriso di chi sta facendo la storia.
Non si può restare indifferenti, voltare lo sguardo dall’altra parte, fingere che non stia succedendo niente. Non si può non porsi delle domande. La Storia sta bussando alla nostra porta, alla porta delle democrazie europee, e soltanto chi è sordo di cuore o cieco di odio potrebbe rinchiudersi in se stesso e non rispondere a questa chiamata. Restare indifferenti è un po’ come morire, senza nemmeno rendersene conto.
Non è un caso che la Spagna tenti di intestarsi un’inesistente maggioranza silenziosa fatta da coloro che non partecipano alle mobilitazioni. Il governo neofranchista sogna il silenzio, si nutre di censure, costruisce bavagli mediatici che, nell’epoca di internet, non hanno alcuna possibilità di successo. Non in una società viva, aperta, plurale, dialettica e sviluppata come quella catalana.
E infatti. E infatti, per esempio, è di oggi l’omelia di padre Sergi d’Assis, che nella Basilica de Montserrat ha fatto una dichiarazione di condanna della repressione contro la Catalogna e in difesa dei diritti civili: i fedeli hanno risposto con applausi spontanei.
A Barcellona, durante gli odierni festeggiamenti per la celebrazione della Mercé, quasi un’altra festa nazionale, si sono susseguiti i momenti di supporto collettivo alle ragioni del diritto di decidere, trasformando la ricorrenza, molto sentita, in un grandioso e colossale happening referendario.
Ed é di ieri la notizia che le monache dei monasteri benedettini e cistercensi più importanti della Catalunya hanno pubblicato una lettera aperta, tanto breve quanto incisiva, con la quale hanno preso le difese del governo e del popolo catalani, nonché del diritto di autodeterminazione e della necessità che tutte le voci possano esprimersi senza subire repressioni e censure.
Che weekend, senor Rajoy! Un altro così e la Catalunya se ne va. E sta per arrivare, quel weekend: mancano solo sette giorni.
“Che differenza c’è tra un trentino e un veneto?” domanda il giornalista Enrico Mentana in Piazza Cesare Battisti a Trento nel corso del suo intervento al Festival delle Resistenze contemporanee che quest’anno discute la tematica “Identità e confini”. “Che differenza c’è tra uno di Rovereto e un abitante del primo paese veneto che incontri a nemmeno 40 km di distanza? Nessuna differenza” continua Mentana “Tutti hanno diritto all’autonomia (…) perché un trentino ne ha diritto e un veronese no?”
“Io da quando ho l’età della ragione questa cosa dello Statuto speciale non la capisco; a un giovane di vent’anni, come la spiegate la vostra autonomia? E’ un concetto che non esiste, che non si spiega“. dice Mentana a decine di giovani che, attenti ed interessati, lo ascoltano e fanno domande. E pensare che al seminario sul nuovo statuto di Autonomia promosso dalla Consulta soprattutto per coinvolgere i giovani, c’erano dodici persone…
In realtà , proprio come Ugo Rossi che alla festa dell’Euregio si fa una foto davanti ad una delle tante targhe fasciste presenti in Provincia, il milanese Enrico Mentana non riesce proprio ad accettare il fatto che l’autonomia abbia cause “scomode”, cioè la lotta indipendentista, e che sia indissolubilmente legata all’identità.
Che piaccia o no, l’autonomia – ancora tutelata dalla Repubblica Austriaca – si basa sulla nostra secolare storia tirolese e rinnegare questo dato di fatto sembra essere ancora oggi un dovere dei “cani da guardia” della sacrosanta trentinità, senza i quali il redento “Trentino” non esisterebbe. Vediamo per esempio gli alpini nostrani che, mentre organizzano la loro festa del 2018, affermano che i 65.000 soldati tirolesi di lingua italiana durante Prima Guerra Mondiale (i nostri ed i loro nonni) indossavano la “divisa sbagliata”.
“Non esiste una nazione sudtirolese – afferma ancora il giornalista – alcuni parlano la stessa lingua che c’è al di là del confine ma questo non porta a diritti superiori”
Quando Mentana butta lì le sue domande e le sue considerazioni “scomode”, sembra voler dire alla classe politica trentina (e non solo) che il re è nudo… nudo come la pubblicità turistica della provincia di Trento che presenta lo slogan “Italian Style” e quella di Bolzano con Dolomites Val Gardena che cancella i toponimi storici.
Probabilmente questo spiega il silenzio dell’assessora Sara Ferrari, sprofondata nella sedia molto probabilmente per cercare l’invisibilità: unica tra i politici ad essere presente ieri da Mentana, Ferrari nel 2016 affermava che Cesare Battisti richiedeva “l’autonomia del Trentino dall’Impero austro-ungarico, rivendicandone l’italianità e il secolare autogoverno”
Pare quasi che l’assessora Ferrari non sappia che già durante il governo di Maria Teresa d’Asburgo (nel 18. secolo) in tutto il Tirolo Italiano esistevano scuole dove si insegnava la lingua italiana. E Mentana lo saprà? Visto che parla delle ragioni dell’autonomia e di nazione sudtirolese, sarebbe importante sapesse che l’italianissimo “Trentino” nasce (e continua ad esistere) con il decreto fascista 12.637 datato 8 agosto 1923, a tutt’oggi mai abolito, che proibisce l’uso di “Tirolo” come toponimo provinciale o regionale.
Le affermazioni di Mentana sono durissime, ma rappresentano le convinzioni di un italiano che non riesce a capire come mai ci sia l’autonomia nella provincia più italiana di tutte, nella Trento redenta, nella città di Cesare Battisti (che per fortuna non riuscì a far a bombardare, come raccontano i recenti studi di Giuseppe Matuella).
Può aver ragione Mentana, quando afferma che tra un trentino e un veneto ci sono veramente pochissime differenze. Ma le differenze ci sono eccome tra un tirolese e un veneto. Ciò ovviamente non giustifica una “nazione sudtirolese”, ma indica il nord. E questo Mentana potrebbe anche capirlo, ma difficilmente riuscirà ad ammetterlo.
Die Dokumentation von Gollowitsch behandelt die heimliche Zusammenarbeit zwischen führenden Bundespolitikern der österreichischen Volkspartei (ÖVP) und der italienischen Democrazia Cristiana (DC) in der Zeit von 1945 bis 1967. Diese Konspiration fand unter sorgsamer Umgehung der Tiroler Landespolitiker statt. Sie war vordergründig geprägt vom Antikommunismus des Kalten Krieges und zog sich bis zu den Verhandlungen zum EWG-Beitritt Österreichs hin. Hierbei kam es zu Handlungen, die bisher nicht bekannt waren.
Nach der Begrüßung durch den Obmann des Andreas Hofer – Bundes Tirol Ing. Winfried Matuella hat Autor Dr. Helmut Golowitsch, dem es durch einen glücklichen Zufall gelungen ist, an zeitgeschichtlich wertvolle Dokumente zu gelangen, in die zuvor noch nie ein Historiker ein Auge geworfen hat, dieses Buch mit Wort und Bild erläutert.
Nach der Präsentation folgte eine lebhafte Diskussion mit dem Autor sowie Eva Klotz, Roland Lang, Meinrad Berger, Dr. Bruno Hosp und DDr. Franz Watschinger.
Der Präsident des Südtiroler Heimatbundes, Roland Lang, erwähnte in seinen Ausführungen den Grieser Freiheitskämpfer Luis Amplatz. Er sein einer gewesen, der dieses Spiel durchschaute oder zumindest ahnte, wo die Gefahren liegen. „Sein Zitat „Zwischen Rom und Wien werd Südtirol hin“ wird nun durch das Buch von Golowitsch bestätigt. Südtirol wurde das Opfer für das westliche Bündnis. Und Luis Amplatz bezahlte den Verrat Wiens an Südtirol mit seinem Leben. Denn hätte Österreich klar und offen das Selbstbestimmungsrecht für Südtirol gefordert und sich schützend vor die Freiheitskämpfer gestellt, hätte die Geschichte sicher eine andere Wende genommen“, so Lang.
Lang stellte im Rahmen der Podiumsdiskussion klar: „Nicht die österreichische Bevölkerung hat Südtirol höheren Interessen geopfert, sondern österreichische ÖVP-Politiker. Und die kraftvollen Demonstrationen in den fünfziger und sechziger Jahren in Innsbruck, Wien und anderen österreichischen Städten waren der klare Beweis: Die Österreicher ließen die Tiroler nicht im Stich.“
Die Selbstbestimmung Südtirols in der Form einer Rückkehr zu Österreich sei nach wie vor ein Herzenswunsch der Landleute im Norden: Das haben sie 2014 bei einer Meinungsumfrage bestätigt: 89% der Österreicher sind für die Selbstbestimmung der Südtiroler und für die Wiedervereinigung Südtirols mit Österreich. Und in Wien, von wo einstmals gewissenlose schwarze Gesellen regierten, die Südtirol den Italienern überließen, erreichte die Zustimmung zur Selbstbestimmung mit 92% den höchsten Wert. Danke Österreich, Danke Wien!“
Laut ersten Hochrechnungen siegt die CDU/CSU zwar mit 32,5 Prozent, muss aber im Vergleich zur Bundestagswahl 2013 schwere Verluste hinnehmen – damals hatte die Union noch 41,5 Prozent eingefahren.
Auch der Kanzlerkandidat der SPD erfährt eine derbe Niederlage: Sie kommt nur auf rund 20 Prozent, ein neuer Negativrekord. Bislang lag der schlechteste SPD-Wert bei 23 Prozent, 2013 waren es noch 25,7 Prozent gewesen. Die Parteispitze hat bereits angekündigt, die Legislaturperiode in der Opposition verbringen zu wollen.
Für einen Paukenschlag sorgt die Alternative für Deutschland, AfD. Sie kommt laut Prognose klar auf Platz drei. Die rechtskonservative Kraft kommt mit den Spitzenkandidaten Alexander Gauland und Alice Weidel auf rund 13 Prozent. Sie verdreifacht damit fast ihr Ergebnis aus 2013 (4,7 Prozent).
Platz vier geht an die Liberalen der FDP mit 10,5 Prozent. Diese reiht sich vor den Grünen mit 9,5 Prozent und der Linken mit 9 Prozent ein.
Als wahrscheinlichste Regierungskoalition wird derzeit die sogenannte Jamaika-Lösung – also ein Zusammenschluss von CDU/CSU, Grünen und FDP – gehandelt.
Für die Studie wurden mehr als 2500 Personen ab 14 Jahren zu ihrem Sexualverhalten befragt. Das Ergebnis: Männer haben im Laufe ihres Lebens im Schnitt mit zehn Partnerinnen geschlafen, Frauen nur mit halb so vielen Männern.
Männer haben doppel so viele Liebespartner wie Frauen? Eine gewagte These, die drastisch erscheinen mag, wenn man bedenkt, dass es zum Liebesspiel stets zwei braucht. Psychologen, welche das Antwortverhalten analysierten, haben eine mögliche Erklärung dafür: „Manche Männer glaubten, es sei attraktiv und gesellschaftlich anerkannt, viele Sexpartner zu haben, bei Frauen sei oft das Gegenteil der Fall“, so Forscher um die Erstautorin Julia Haversath. Es handle sich um „Selbstwertdienliche Verzerrungen und geschlechtsspezifisches Antwortverhalten.“ Damit würden Männer ihre eigene Geschlechterrolle inszenieren.
Ein weiterer interessanter Faktor ist die Prostitution: Ganze acht Prozent der Männer haben in ihrem Leben schon eine Hure für Sex bezahlt. Im Schnitt haben Freier mit vier Prostituierten sexuellen Kontakt. Das verfälscht das Ergebnis der Anzahl der Liebespartner nicht unerheblich.
Um einen Unterschied von 50 Prozentpunkten auszugleichen, dürften die oben genannten Erklärungsversuche wohl nicht ausreichen. Es bleibt also festzuhalten: Männer erfüllen das ihnen zugeschriebene Klischee, haben häufiger das Vergnügen.
Gegen 14.30 Uhr wurden die Freiwilligen Feuerwehren von Vetzan und Schlanders alarmiert. In einer Wohnung war ein Feuer ausgebrochen.
Zum Glück wurden dabei keine Personen verletzt. Der Sachschaden dürfte von beträchtlichem Ausmaß sein.
Weniger Gedränge, seltener überfüllte Bierzelte: “Es ist eine Wiesn, auf der für alle Platz ist.” Die Sicherheitsvorkehrungen mit Eingangskontrollen und Taschenverbot liefen laut Schmid reibungslos. Die meisten Besucher kämen gleich ohne größere Taschen. Nach nasskalten ersten Tagen strömten die Besucher vor allem in der zweiten Wochenhälfte auf das Festgelände. Sie kamen mit Appetit und verspeisten 60 Ochsen sowie 21 Kälber.
Die Polizei verzeichnete mit den gestiegenen Besucherzahlen auch mehr Einsätze. Rund 920 Mal mussten die Beamten ausrücken. Dennoch sei die Wiesn so sicher wie kaum ein anderer Ort, sagte Pressesprecher Marcus da Gloria Martins.
Ein Anstieg der Drogendelikte auf der Wiesn – meist ging es um Marihuana – liege auch an den verschärften Kontrollen und der besseren Videoüberwachung. Die Steigerung der Sexualdelikte hänge wiederum nicht zuletzt mit einem geänderten Strafrecht sowie der höheren Sensibilität zusammen, Delikte anzuzeigen.
Auch die Sanitätsstation des Roten Kreuzes berichtete von einem normalen Verlauf. Die Helfer mussten wie stets vor allem Schürfwunden, Schnittverletzungen und Alkoholvergiftungen behandeln.
Er hat es geahnt: Bereits im ersten Schreiben des Feuerwehrmannes, in dem er die ständigen Einsätze, die untragbaren hygienischen Zustände sowie die sexuellen Übergriffe kritisierte, befürchtete er aufgrund seiner offen ausgesprochenen Kritik als „Fremdenhasser oder Nazi“ abgestempelt zu werden. Genau dies scheint nun tatsächlich eingetreten zu sein.
Präzisierung der Kritik von Nöten
In einem Posting stellt er nun in zehn Punkten unmissverständlich klar: Die Kritik richtete sich einzig und allein gegen den Heimleiter, der die untragbaren Zustände offenbar toleriert, nicht gegen die Bewohner der Unterkunft. Er wirft der Heimleitung vor, die Kontrolle über die Einrichtung verloren zu haben. Dort wo man ihm Ausländerhetze unterstellt, ortet Reiter Inländerhetze und Zensur. Reiter weist darauf hin, dass es sich bei der Unterkunft um ein altes Problem handelt, welches schon seit Jahren Unmut in der Bevölkerung stiftet. Von Seiten der Politik sei man auf diesen allerdings nie ernsthaft eingegangen.
Lesen Sie hier die Stellungnahme im originalen Wortlaut:
Noch einmal zum „Problem Landhaus“:
1. Ausländer- oder Menschenhetze zu unterstellen ist hier wieder typisch.
2. Es wurden nicht die Heimbewohnern, sondern die Heimleitung kritisiert.
3. Das Problem besteht nicht seit Freitag, sondern seit 15 Jahren.
4. Vor 15 Jahren hat der damals zuständige Landesrat auf die Frage bei der Infoveranstaltung “Was ist, wenn die Gemeinde gegen das Heim ist” geantwortet: “Dann fahren wir drüber!”
5. Der Grundsatz “Da fahren wir drüber” gilt anscheinend heute noch.
6. Kann man in einem mit öffentlichem Steuergeld erworbenen und zu erhaltenden Gebäude verlangen, dass es ordnungsgemäß erhalten wird.
7. Ist es ein Affront gegenüber jedem Gewerbetreibenden in diesem Land, der bei solchen Zuständen umgehend behördlich zugesperrt würde – vor allem auch was den vorbeugenden Brandschutz betrifft.
8. Ist es nicht nachvollziehbar, dass man den im Heim wohnenden Müttern mit Kleinkindern das zumutet.
9. Noch trauriger, wenn ein Heimleiter selbst Bewohnern das Brechen von Regeln und Gesetzen (Rauchverbot) “erlaubt”.
Usw. usf.
10. Es wird klargestellt, dass wir in dieser Sache keinen Kontakt zur FPÖ hatten und haben. Wir wollen hier auch mit keiner Partei in Verbindung gebracht werden. Es handelt sich hier ausschließlich um die Dokumentation der von uns vorgefundenen Missstände, um bei einer ev. zukünftigen Katastrophe die Beweise vorliegen zu haben, dass wir darauf hingewiesen haben, die Verantwortlichen jedoch nicht reagierten.Dafür jetzt wieder als “Ausländerhetzer” usw. dargestellt zu werden und mir verbieten zu wollen durch Bilder die Tatsachen zu beweisen grenzt doch wohl an Zensur und ist schlicht gesagt “Inländerhetze”. Es ist auch kein Vergleich mit Privatwohnungen zulässig, denn hier handelt es sich um ein öffentliches Gebäude, das wir alle mit unseren Steuergelden mittragen. Außerdem werden hier zig Heimbewohner einer Gefahr ausgesetzt, die im schlimmsten Fall tödlich sein kann.
Wie in meinem Postig bereits angedeutet ist es jetzt genau wieder das gleiche wie seit 15 Jahren: Wir als Feuerwehr sind die Täter! Wenn man dann – wie vor einigen Jahren – bei einer Kritik vom Heimleiter noch die Antwort erhält: “Wenn euch das Ausrücken zu anstrengend ist, dann müsst ihr es halt lassen, ist eh freiwillig!” dann braucht es keine weiteren Worte mehr!
“#24h133” beherrschte Samstag und Sonntag auch den Twitter-Österreich-Trend. Zahlreiche Einsätze waren typisch fürs Wochenende, viele alkoholgeschwängert. “Auf der Gürtelbrücke spazieren die letzten Nachtschwärmer nach Hause – Unsere Kolleginnen zeigen ihnen den nächsten Gehsteig”, lautete so einer der ersten Einsätze. Wegen Nachwirkungen der Freitagnacht mussten die Beamten am Vormittag mehrfach ausrücken, Samstagnacht folgten zahlreiche Lärm-, Musik- und Ruhestörungseinsätze. Die “vermutlich beste Party von ganz Wien” beendete die Exekutive in Favoriten, weil “die Nachbarn sehen das anders”. “#Jöschau – Nur mit Schuhen bekleidet findet ein nackter Mann offensichtlich den Weg ins Hawelka nicht. Anton4 hilft gerne weiter”, hieß es am frühen Sonntagmorgen. Ein Fahrgast, der in der Leopoldstadt nicht aus dem Taxi steigen wollte, “durfte” schließlich bei der Polizei übernachten.
Mehrmals betätigten sich die Beamten als Streitschlichter. “In #Fünfhaus gerieten sich soeben zwei 80-Jährige in das nicht mehr vorhandene Haar. Otto2 ist unterwegs”, informierte die Polizei Samstagmittag. In der Donaustadt rückten die Beamten zu einer Auseinandersetzung mit Eisenstange aus. “Waren dann doch nur Nordic-Walking-Stöcke und der Streit eher eine kleinere Meinungsverschiedenheit”, folgte wenig später die Entwarnung. Häufig wurden Streithähne und Beteiligte an Raufereien von den Beamten besucht und beruhigt.
Auch tierisch ging es am Twitterkanal zu. In Hernals befreiten die Beamten einen seit Stunden im Auto eingesperrten Hund und ernteten dafür zahlreiches Lob der User. In einer WC-Anlage in einem Park in Landstraße fanden Beamte eine Schlange, sie wurde der Tierrettung übergeben. Gelobt wurde Sonntagfrüh ein Fahrzeuglenker, der einer “suizidgefährdeten Katze” ausgewichen war. “Katze und Fahrer wohlauf”, informierten die Beamten.
Mehrere Einsätze nahmen eine unerwartete Wendung. Ein mutmaßlicher Einbrecher in Favoriten stellte sich schließlich als harmloser Suchender heraus. “‘Ich kann mein Schlüsselloch nicht finden…’ Geklärt! Der Mann wurde nach Hause gelotst. Es war wohl eine etwas längere Nacht. ;)”, konstatierten die Beamten. Ein verdächtiger “Herumschleicher” in Meidling entpuppte sich wiederum als neuer Bauherr.
Am Samstag beschäftigte Gefahr von oben die Polizei. So warf erst ein Mann in Landstraße Gegenstände aus dem Fenster, etwas später folgte in Wieden ein Bürosessel, ehe der Nachbarbezirk an der Reihe war. “Schon wieder ein ‘Sessel-Schmeißer’. Diesmal in #Mariahilf. Was ist denn da los? #TagderfliegendenMöbelstücke?”, fragten die twitternden Polizisten. Weitere Funkwagen-Einsatzgründe waren zahlreiche Verparkungen (falsch abgestellte Fahrzeuge, Anm.), verwirrte Personen, Graffiti-Sprayer und Diebe. Ein Falschparker in Hernals erhielt sogar Radklammern. In Mariahilf erklärte die Besetzung des Funkwagens Emil5 einem “Langfinger, wie das mit dem Bezahlen funktioniert #stehlenistout”.
“Das Ziel, der Bevölkerung einen Einblick in das breite Spektrum der Polizeiarbeit zu geben und die Vielfalt und Quantität der Einsätze aufzuzeigen, wurde vonseiten der Wiener Polizei erfüllt. Die Rückmeldungen und die Kommentare der Follower waren durchwegs positiv”, bilanzierte die Polizei am Sonntag. Vorbild für den 24-Stunden-Twitter-Marathon war übrigens die Berliner Polizei. Diese hatte bereits im Jahr 2014 mit dem Hashtag #24hPolizei einen Tag lang alle ihre Einsätze auf Twitter dokumentiert.
Grund für die schweren Verbrennungen soll eine plötzliche Verpuffung gewesen sein, die beim Arbeiten mit der Flex in der heimischen Werkstatt in Tschars entstanden ist. Der junge Mann war laut Medienberichten selbst dazu in der Lage, die Rettungskette in Gang zu setzen.
Nach der Erstversorgung wurde der junge Mann vom Rettungshubschrauber Pelikan 1 nach Innsbruck und dann weiter nach Murnau in Deutschland geflogen.
Der genaue Unfallhergang ist Gegenstand der Ermittlungen.
Einen Tag lang den Behördensprech ablegen: Das Social-Media-Team der Polizei München hat sich auch dieses Jahr wieder eine Gaudi gemacht, und einen Tag der Polizeiarbeit auf der Wiesn in Form von lustigen Tweets dokumentiert. Zwölf Stunden lang wurde auf humorvolle Weise gezeigt, was die Beamten bei einer solchen Festivität alles zu tun haben. UT24 hat die besten Tweets für Sie herausgesucht.
Von Gästen, deren Alkoholkonsum ein gesundes „Maß“ überschreitet…
Wieder ein Betrunkener gemeldet worden… das war Maßarbeit… #Wiesnwache
— Polizei München (@PolizeiMuenchen) 22. September 2017
Wenn du 1 Beer zuviel gebirnt&vong smoothness her k1 nicen rhyme mehr droppn kannst->walk nicht an Hügel zum sleepen #Wiesnwache #WiesnTipps
— Polizei München (@PolizeiMuenchen) 22. September 2017
Perverse und Exhibitionisten, die ihren Trieb nicht unter Kontrolle haben….
Pack deinen mickrigen Lörres ein! Masturbierer von Fahndern festgenommen.Die sehen alles,auch Dinge,die sie nicht sehen wollen. #Wiesnwache
— Polizei München (@PolizeiMuenchen) 22. September 2017
Einer, der zwanghaft nach Zuneigung sucht und permanent das weibliche Geschlecht bequatscht geht auf einen Ratsch mit uns in die #Wiesnwache
— Polizei München (@PolizeiMuenchen) 22. September 2017
Und a wenn da de Madl in de Dirndl no so gfoin, lass deine bradzn bei dir! #WiesnTipps #Wiesnwache
— Polizei München (@PolizeiMuenchen) 22. September 2017
Betrunkene, die sich zuerst nicht zu benehmen wissen und anschließend einen Rauswurf aus dem Bierzelt einfach nicht akzeptieren wollen…
Neuer Einsatz:Einer war mit dem Inventar eines Festzelts nicht ganz zufrieden und randaliert. Unsere #Einrichtungsberater eilen! #Wiesnwache
— Polizei München (@PolizeiMuenchen) 22. September 2017
Meint der nächste, dass die im Zelt genau auf ihn gewartet haben… Die wissen davon allerdings nix. Habens ihm erklärt. #Wiesnwache
— Polizei München (@PolizeiMuenchen) 22. September 2017
Auch wenn die Beamten im Dienst denkbar weniger zu Lachen hatten als die Leser ihrer Taten: Die Münchner Polizei hat mit der Aktion wiedermal Humor bewiesen.
Gegen 02:40 Uhr wurde Feueralarm geschlagen. Schnell rückten die Wehrmänner der Freiwilligen Feuerwehren von Naturns, Tschirland, Staben, Tabland, Plaus, sowie Meran an, und führten mit einer Drehleiter einen Außenangriff durch. Um größere Rauchschäden zu vermeiden wurde parallel dazu unter schwerem Atemschutz ein Innenangriff veranlasst.
Das schnelle Eingreifen der Feuerwehren konnte Schlimmeres verhindern. Im Zimmer, in dem der Brand ausgebrochen war, entstand beträchtlicher Schaden.
Ein großer Teil der Hotelgäste musste von den Wehrmännern in Zusammenarbeit mit dem organisatorischen Leiter und dem Rettungsdienst evakuiert werden. Als vorübergehender Evakuierungsraum diente die naheliegende Musikschule, wo die Gäste mit Getränke und Essen vom Zivilschutz versorgt wurden.
Insgesamt standen neun Atemschutztrupps mit insgesamt 85 Wehrmännern in Einsatz.
Die Brandursachenermittlung obliegt der Berufsfeuerwehr Bozen in enger Zusammenarbeit mit den zuständigen Behörden.
Der Bus eines Tiroler Reiseunternehmens war gegen 14.45 Uhr von der Hirschbichlalm in Richtung Melchboden unterwegs, als der 76-jährige Fahrer bewusstlos in den Mittelgang stürzte. Das Fahrzeug fuhr daraufhin ungelenkt weiter und streifte den bergseitigen Hang. Der Fahrgast bremste den Bus noch rechtzeitig, bevor er ins Tal abstürzen konnte. Bereits die Hälfte des Fahrzeugs ragte über den Fahrbahnrand hinaus. Ein als Leitschiene dienender Baumstamm bohrte sich in den vorderen Teil des Busses, was das Fahrzeug zusätzlich bremste.
Insgesamt wurden durch die plötzliche Vollbremsung neun Personen verletzt, vier davon sowie der Buslenker wurden in das Krankenhaus Schwaz gebracht. Im Einsatz waren neben vier Rettungsfahrzeugen 25 Mann der Feuerwehr Zell und der Feuerwehr Mayrhofen.
Der Unfall ereignete sich kurz vor sechs Uhr morgens auf Höhe der Gewerbezone Förche. Laut Informationen der Wehrmänner vor Ort haben sich die Insassen des PKWs bei dem Ereignis glücklicherweise keine ernsten Verletzungen zugezogen.
Im Einsatz standen die FF Schabs sowie zwei Streifen der Ordnungshüter von Brixen.
Die 52-jährige Mutter und der 14-Jährige wurden ebenfalls mit Verletzungen ins Landeskrankenhaus Feldkirch eingeliefert. Über ein Motiv herrschte Sonntagfrüh noch Unklarheit, so die Polizei.
Gegen 21.30 Uhr sprühte ein 17-jähriger Jugendlicher das Reizgas durch ein offenes Fenster des in Obermieming stehenden Wohnmobiles.
Eine 31-jährige deutsche Staatsbürgerin und ein 45-jähriger deutscher Staatsbürger, die sich im Fahrzeug befanden, atmeten das Reizgas ein und wurden dadurch leicht verletzt.
Das Schelmenstück blieb jedoch nicht ungesühnt: Dem Jugendlichen wurde von den einschreitenden Beamten das Pfefferspray abgenommen und ein vorläufiges Waffenverbot ausgesprochen.
Der Unfall ereignete sich gegen 22.45 Uhr. Die beiden Männer hielten nach ersten Erkenntnissen talauswärts an, um ein kurz zuvor angefahrenes Reh, welches am Straßenrand lag, zu begutachten. Beim Wechseln der Straßenseite wurden sie auf der Gegenfahrbahn von einem Pkw erfasst.
Beide Patienten wurden vor Ort und Stelle erstversorgt und anschließend vom Weißen Kreuz Passeier mit Begleitung vom Notarzt aus Meran ins Meraner Krankenhaus eingeliefert.
Im Einsatz standen ebenso die Freiwillige Feuerwehr St. Martin sowie die Ordnungshüter.
Die Erschütterungen des Nachbebens waren auch mehrere Hundert Kilometer entfernt in Mexiko-Stadt zu spüren. Dort wurde die Suche nach Überlebenden nach dem schweren Beben vom Dienstag vorübergehend unterbrochen. In der Hauptstadt ging die Angst vor weiteren Katastrophen um, zumal der nahe gelegene Vulkan Popocatepetl eine Aschewolke ausstieß.
Damit gab es nun innerhalb von rund zwei Wochen drei schwere Erdbeben in dem Land. Durch ein Beben der Stärke 8,1 am 7. September starben 98 Menschen – damals lag das Zentrum im Pazifik, es traf vor allem den Süden, der nun erneut besonders von dem Beben betroffen war. Das Beben der Stärke 7,1 am Dienstag traf besonders Mexiko-Stadt mit seinen vielen Hochhäusern heftig.
Zuvor hatte der Iran den “erfolgreichen” Test einer Mittelstreckenrakete gemeldet. “Iran hat gerade eine ballistische Rakete getestet, die in der Lage ist, Israel zu erreichen”, schrieb Trump in dem Kurzbotschaftendienst. “Sie arbeiten zudem mit Nordkorea zusammen. Wir haben kein gutes Abkommen!”
Wenige Stunden zuvor hatte Teheran den “erfolgreichen” Test einer Khoramshahr-Rakete bekanntgegeben. Das Staatsfernsehen zeigte Bilder vom Start und Flug der Rakete, die nach iranischen Angaben mit mehreren konventionellen Sprengköpfen bestückt werden kann und eine maximale Reichweite von 2000 Kilometern hat – damit könnte sie Israel sowie US-Stützpunkte in der Region erreichen. Teheran betonte gleichzeitig, die Rakete könne nicht mit atomaren Sprengköpfen bestückt werden.
Wann genau die Rakete getestet wurde, blieb zunächst offen. Bei ihrer ersten öffentlichen Präsentation während einer Militärparade in Teheran hatte ein Vertreter erklärt, sie sei schon “bald einsatzbereit”.
Der Test war offenbar eine Reaktion auf die wachsenden Spannungen zwischen Teheran und den USA. In seiner Rede vor der UN-Vollversammlung hatte Trump den Iran vor wenigen Tagen als destabilisierende Kraft in der Region angeprangert und mit der Aufkündigung des Atomabkommens von 2015 gedroht.
Das Abkommen soll den ausschließlich zivilen und friedlichen Charakter des iranischen Atomprogramms garantieren: Es verpflichtet das Land, seine Urananreicherung drastisch herunterzufahren und verschärfte internationale Kontrollen zuzulassen, im Gegenzug werden bestehende Sanktionen schrittweise aufgehoben.
Die Internationale Atomenergiebehörde (IAEA) bescheinigt dem Land, dass es sich an das Abkommen halte. Trump und seine Regierung dagegen werfen Teheran vor, gegen den “Geist” der Übereinkunft zu verstoßen. Nach den Worten von US-Außenminister Rex Tillerson trug das Abkommen zudem im Gegensatz zu den Erwartungen nicht zu einer Stabilisierung des Nahen Ostens bei.
Teheran vertritt den Standpunkt, dass es sich mit seinen Raketentests strikt an die Vereinbarung hält. Seine Raketen sieht das Land als eine legitime und wichtige Waffe zu seiner Verteidigung – auch angesichts von massiven Rüstungsimporten regionaler Rivalen wie Saudi Arabien und Israel.
“Solange manche die Sprache der Drohungen sprechen, werden die Verteidigungskapazitäten des Landes weiter gestärkt, und der Iran wird kein Land um Erlaubnis bitten, verschiedene Raketentypen zu produzieren”, erklärte Verteidigungsminister Amir Hatami am Samstag.
Trump muss dem US-Kongress am 15. Oktober mitteilen, ob Teheran die Auflagen des Abkommens erfüllt. Sollte er zu dem Ergebnis kommen, dass dies nicht der Fall ist, könnte der Kongress die ausgesetzten Sanktionen wieder in Kraft treten lassen. Dies würde voraussichtlich das Aus für das Abkommen bedeuten.
Unterdessen verglich der iranische Parlamentspräsident Ali Larijani das Vorgehen des US-Präsidenten mit dem des Nazi-Propagandaministers Joseph Goebbels. “Angeblich verfolgt Trump mit seinen Lügereien die Goebbels-Doktrin”, sagte Larijani am Sonntag. Er bezog sich auf das Goebbels-Zitat “Eine Lüge muss nur oft genug wiederholt werden. Dann wird sie geglaubt.”
Larijani warf Trump vor, in seiner iranfeindlichen Rede in der UN-Vollversammlung viele Lügen verbreitet zu haben, unter anderem über die Demokratie im Iran. Trumps Rhetorik erinnere mehr an einen “Nachtklubbesitzer” als an einen amerikanischen Präsidenten, sagt der einflussreiche Parlamentspräsident.
Mit “großer Sorge” reagierte das französische Außenministerium auf den jüngsten Raketentest. Es rief den Iran auf, “jegliche destabilisierende Aktivitäten in der Region zu unterlassen und alle Auflagen der UN-Resolution 2231 zu respektieren, darunter auch den Appell zum Verzicht auf diese Art ballistischer Aktivitäten”.
Israels Verteidigungsminister Avigdor Lieberman bezeichnete den Test als “Provokation”, die gegen die USA und ihre Verbündeten gerichtet sei.