von mas 22.06.2017 06:06 Uhr

Briciole di memoria 19: Sepp Kerschbaumer racconta …

L’appuntamento settimanale con Massimo Pasqualini. Dopo la Feuernacht – la notte dei fuochi – una lunga sequela di Folternächte – notti di torture: la lettera di Sepp Kerschbaumer a Magnago. 

 

 

Bild: Südtiroler Heimatbund

 

Pubblichiamo oggi la lettera che,  a settembre 1961, Sepp Kerschbaumer inviò a Silvius Magnago, allora Landeshauptmann del Sudtirolo, raccontandogli delle torture subite da lui e dagli altri Freiheitskämpfer.  Il fondatore del BAS era stato arrestato il 15 luglio 1961 e trasferito nella caserma dei carabinieri di Eppan. Li finì nelle mani del tenente Luigi Vilardo.

“Caro Dottore,

E‘  tempo che finalmente Le racconti nei particolari tutto quello che abbiamo subito nei primi sette giorni degli interrogatori condotti dai Carabinieri a Eppan.  Anticipo solo che  nessuno di noi avrebbe mai  potuto  immaginare, nemmeno in sogno,  i metodi brutali, in molti casi davvero crudeli e ignobili, che vennero  usati dalle autorità per interrogarci.  Quindi, con i ricordi ancora ben fissi nella memoria, voglio farle un quadro di quello che io ho vissuto personalmente (e che non potrò mai dimenticare) ma anche quello che ho visto sopportare dai miei compatrioti.

fnIl primo interrogatorio, appena dopo l’arresto,  fu il più terribile: dalle 7 di mattina di sabato 15 luglio fino alle 3 o 4 del mattino della domenica, con un paio d’ore di interruzione.    Nessuno  è  scampato al primo metodo di tortura, quello di dover tenere continuamente  le braccia e le mani verso l’alto. Durante le  15 /16 ore in cui  mi hanno costretto a restare in piedi con le braccia alzate (e per molti altri questa angheria è durata ancora più a lungo), sono stato anche ripetutamente colpito con pesanti ceffoni in viso e con violenti pugni alla schiena e sul petto, dai carabinieri in servizio ed anche dal tenente della stazione in persona.    Visto che tutto questo non dava risultati, sono stato portato nel locale al piano di sotto, dove si voleva sperimentare su di me l’uso della famosa „cassetta“.

Ero consapevole che i carabinieri fossero ormai in possesso di  parecchio materiale „pesante“ su di me e perciò sicuri che io dovevo essere a conoscenza di molte cose. Mi feci quindi persuaso che non potevo aspettarmi nulla di buono dai giorni successivi.  Le cose andarono proprio come temevo, quattro giorni e quattro notti senza tregua (i primi due giorni senza nulla da mangiare o da bere), senza quasi poter dormire, e sempre con la minaccia di nuove angherie. Original_Folterbrief_Sepp_Kerschbaumer

Anche quello che ho visto fare agli altri è stato terribile. In tre casi non sono nemmeno riuscito a capire di chi si trattasse, e ho riconosciuto le persone solo quando mi hanno detto il loro nome:  lo stare in piedi così a lungo, i tanti colpi ricevuti, in parte anche con pezzi di ferro, i calci negli stinchi e simili maltrattamenti avevano reso molti di noi assolutamente irriconoscibili.

Per quel che riguarda la famosa tortura della „cassetta“, il malcapitato era nudo e  doveva stendersi con la  schiena sopra una cassa di circa 40 x 60 centimetri,  girata con l’apertura verso l’alto; già così era molto doloroso,  ma oltre a questo, era  poi costretto a inghiottire grandi quantità di acqua salata o di Dio solo sa cosa, che  gli veniva versata in gola.

Ho vissuto tutto questo personalmente, tutte le angherie , tutte le cose infami che ci hanno fatto e tutte le malignità che ci hanno urlato in faccia: tutto questo in nome della libertà e della democrazia.“

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