von mas 31.05.2017 06:02 Uhr

Van der Bellen e Mattarella a Meran: salta il Landesüblicher Empfang

Kompatscher respinge la proposta del Südtiroler Schützenbund di accogliere i due capi di stato con il solo Inno Europeo.

Foto: Schützenbezirk Bozen

Non si sono ancora assopite le polemiche per l’accoglienza fatta a Juncker con il Landesüblicher Empfang, che già si accende quella per Van der Bellen e Mattarella, che invece avverrà senza.

A dire il vero, non c’era nessun particolare impegno a priori da parte del Südtiroler Schützenbund nei confronti del governo provinciale e di Kompatscher in particolare, ma solo la disponibilità a valutare i diversi momenti istituzionali. I vertici avevano già discusso la questione con gli addetti al protocollo ufficiale: vista l’occasione particolare, l’anniversario della chiusura della vertenza fra Austria e Italia riguardante appunto il Sudtirolo, con la presentazione all’ONU di un documento condiviso fra i due Stati, in ulteriore segno di superamento delle conflittualità, il SSB aveva proposto che durante la cerimonia ufficiale venisse suonato il solo Inno Europeo. Anche perché, a ben guardare, le parole dell’inno di Mameli male si sposano con un momento di solenne riappacificazione, anzi, ad una lettura appena un po’ attenta, alcuni versi suonano come particolarmente offensivi nei confronti della nazione austriaca, la vera patria per tutti i Tirolesi.

Non par vero a Kompatscher di essersi finalmente liberato dello “scomodo” cerimoniale e della presenza degli Schützen, dichiara Pöder della BürgerUnion, malvisti entrambi dagli alleati di coalizione, PD in testa. Secondo le agenzie stampa, il Governatore è particolarmente dispiaciuto per la mancata presenza degli “eredi delle truppe anti-napoleoniche” (NdR: anche anti-italiane a dire il vero, che non lo sappiano questo, le agenzie di stampa?). Il Landeskommandant Elmar Thaler invece afferma che avrebbe tranquillamente stretto la mano a Mattarella, anzi: sarebbe stata l’occasione buona per ricordargli che, fra tutti gli Schützen presenti ad accoglierlo, ne mancavano tre: quelli a cui proprio lui non permette di tornare a casa.

Certo che l’idea di commemorare avvenimenti carichi di significati anche tragici, celebrando la ritrovata pace, solo con l’Inno Europeo (simbolo di quell’Europa degli ideali fondanti, dei Popoli e delle Regioni) non sembra proprio piacere ai vertici istituzionali. Lo conferma anche Giuseppe Corona, che nell’ambito della delega al Centenario per la Comunità della Valsugana e Tesino, ha sempre seguito questa linea protocollare. “Come Welschtiroler Schützenbund, lo avevamo proposto ai vertici dell’ANA – ricorda Corona – cercando di far loro capire la provocazione insita in un’adunata a Trento nel 2018: meglio una commemorazione comune delle migliaia di caduti su entrambi i fronti, senza vessilli e inni nazionali ma solo con l’Inno dei Popoli d’Europa, appunto in segno di elaborazione di quei tragici avvenimenti e della volontà di superare le altrettanto tragiche conseguenze. Ma è stato come sbattere contro un muro di gomma. Il protocollo ANA prevede la Canzone del Piave e l’Inno di Mameli, ci è stato risposto, senza nessuna vera volontà di dialogo costruttivo”

Un’altra occasione persa, quindi, ma non certo per volontà di quella parte a cui pare tanto facile addossare tutte le colpe.

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