Briciole di memoria 13: Le lapidi della discordia
In questa circolare del 2 giugno del 1923, il Prefetto Guadagnini decretava una revisione generale delle iscrizioni su tutti i monumenti, le lapidi ed i ricordi che, dopo la fine della Guerra, erano stati eretti in memoria dei nostri caduti Sudtirolesi. Â
Già le precedenti disposizioni erano state precise e severissime:  “Ai caduti combattenti sotto la bandiera Austriaca basta un pietoso ricordo nei camposanti, senza cerimonie solenni o pompe“.
Le lapidi dei nostri poveri caduti dovevano essere poste in luoghi nascosti, rese quasi invisibili  agli sguardi della comunità , in modo da cadere al più presto nell’oblio.
Completamente diverso invece il trattamento riservato ai pochi caduti con la divisa italiana:  “I caduti per  la causa nazionale devono invece venir ricordati con ben distinto e separato monumento che ne esalti la memoria, da erigersi possibilmente sulle pubbliche piazze con solenne cerimonia”.
In ogni caso, tutte le epigrafi dovevano sottostare alle precisissime disposizioni che regolamentavano le iscrizioni da apporre sui monumenti.
La Vaterland austriaca diventava così “il barbaro oppressore“, che aveva  “trascinati nolenti i compaesani nell’orrenda guerra“, negando loro “il sublime conforto di morire combattendo per la patria“.
Il chiaro intento era quello di cancellare il ricordo, proibendo anche la pietà verso chi aveva combattuto sotto le bandiere del nostro Imperatore, difendendo la propria Terra. Un vero, estremo spregio nei confronti della nostra gente, perpetrato da chi ci conquistò con le armi.
Ancora oggi queste lapidi vengono chiamate “Le lapidi della discordia”