von mas 24.02.2017 07:00 Uhr

Il breve letargo dell’orso

Mentre il lupo scorazza sulle piste da sci della Badia,  nei boschi della Carnia – complice l’inverno anomalo e le scarse precipitazioni –   il “nostro” orso M4 è già uscito dal letargo. Luigi Sardi ci parla di una convivenza non sempre facile

È l’antica storia dell’uomo e dell’orso. Di una convivenza diventata difficile nei boschi di casa nostra perché l’attuale progetto di ripopolamento è pericolosamente sfuggito al controllo. Per cercare di riprenderlo senza isterismi , dobbiamo chiedere il permesso a Roma. A Palazzo Chigi e dintorni. Un bel colpo d’ala della nostra Autonomia. E chissà se Roma s’accorge di Trento.

L’orso è stato importato dalla Slovenia e sarebbe interessante sapere quanto ci è costato e quanto attualmente si spende a cercarlo, monitorarlo, seguirlo e indennizzare proprietari di pecore e asini sbranati – ma nessun animalista si cura di quelle sofferenze? – e di arnie e recinti fatti a pezzi. L’immagine dei guardaboschi armati di fucile non è un buon biglietto da visita per il turismo, anche se è difficile ipotizzare un orso abbattuto: chi si prenderebbe la responsabilità di farlo?

Noi qui abbiamo boschi. In Slovenia ci sono foreste. I nostri sono vocati e attrezzati per il turismo, attraversati da centinaia di sentieri,  percorsi da decine di escursionisti in cerca di aria pulita, fresca, visione di ogni sfumatura di verde e di fiori, di funghi e di animali, di corsi d’acqua e del mormorio del vento. E’ bello vedere lo scoiattolo, il picchio, la marmotta, il capriolo, il cervo, l’aquila, lo stambecco. Forse sarà anche entusiasmante vedere l’orso. In un incontro molto ravvicinato? E come comportarsi? Sdraiarsi e stare fermi oppure agitare il campanello o spruzzare il liquido antiorso sul muso del plantigrado? Le scuole di pensiero sono molte, contraddittorie e di dubbio successo. Se l’orso non gradisce o non capisce, ti sbrana.  In Slovenia i percorsi nelle foreste sono abbastanza rari, gli orsi vengono tenuti a distanza, relegati in luoghi dove, di sovente, viene predisposto abbondante cibo.

Sul territorio provinciale nel 2015 c’erano 75 orsi. Lo ha detto un esperto. Che resta anonimo per evitarsi noie.  Erano tanti allora, quest’estate saranno molti di più. Sicuramente troppi per il nostro territorio percorso da escursionisti di ogni età, ciclisti, gente che corre a piedi, che cerca funghi, che fotografa, raccoglie legna, mirtilli, lamponi, fragole.

Il pericolo c’è,  nonostante le grida degli animalisti, compresi quelli che urlano improperi calzando scarpe di pelle e sfoggiando borse anche quelle confezionate con pelli. Bisogna ridurre il numero degli animali. Magari riportandoli in Slovenia, se li rivogliono, forse sì  se ben pagati. Oppure sterilizzando le femmine, comprendendo che il progetto è andato oltre misura e che il grido «all’orso» ha indotto molti turisti a disdire prenotazioni,  e tanta gente a non salire in Bondone o nelle valli intorno al Brenta, e a stare lontani da altre zone divenute, o semplicemente,  ritenute pericolose.

 

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