von mas 08.01.2017 06:56 Uhr

Cesare Battisti: commemorazioni parziali e di parte

Al termine dell’anno “celebrativo”, Luigi Sardi torna sulla discussa figura dell’irridentista

Il punto di vista di Luigi Sardi

E’ finito l’anno vocato alle celebrazioni e commemorazioni di Cesare Battisti, così intense a Trento dal far sorgere il dubbio che più che onorare, qualcuno abbia voluto essere onorato.

Tutto è cominciato con il Requiem di Verdi nella cornice del Teatro Sociale, con mezza platea riservata ai soliti noti mentre i cittadini in coda attendevano l’apertura degli ingressi. Poi la cerimonia al Castello del Buonconsiglio, che è apparsa più confusa che sobria e che solo la lettura dell’indirizzo di saluto inviato dal Presidente della Repubblica Italiana ha portato a un livello più dignitoso.

Intanto s’andavano concretizzando sei, forse sette, recital ai piedi della “tragica forca”, uno accompagnato dal Coro della Sat, gli altri da componimenti magari – dal sempre opinabile punto di vista artistico – più modesti. E’ stata inaugurata una mostra a Palazzo Thun e si sono tenuti almeno dieci convegni su Battiti geografo e speleologo.

Eccezionale anche perché irripetibile, l’allestimento al Buonconsiglio che ha radunato tutte le opere d’arte create attorno alla figura del giornalista trentino; c’è stata l’illuminazione del mausoleo sul Doss Trento e altre iniziative di minor spessore messe lì un po’ alla rinfusa perché, è opinione corrente, nella notevole spendita di pubblico denaro è mancata una regia delle celebrazioni.

Sia ben chiaro: Cesare Battisti, figura chiave dell’interventismo italiano, andava commemorata.

Si doveva per obbligo storico spiegare perché il deputato al Parlamento austriaco per la città di Trento, dal 1902 collaborava con il nascente servizio segreto del Regio Esercito.

Si doveva chiarire perché il 22 agosto del 1914 – l’Italia ancora neutrale era da 30 anni legata a Vienna e Berlino dalla Triplice Alleanza – scrivesse a Roma, al Ministro della Guerra, una lettera nella quale si legge: “Per il caso di guerra con l’Austria mi metto a completa disposizione del Ministero della Guerra”, chiedendo di essere arruolato nell’esercito regolare.

Si doveva disquisire sui contatti fra Battisti e Ercole Smaniotto, capitano degli Alpini, addetto allo Stato Maggiore, ufficio monografie e guide, col quale il giornalista era stato “in collaborazione e in corrispondenza dal Trentino, e al quale aveva fatto capo a Verona fin dagli anni precedenti” al 1914 (p.332 di “Epistolario”, edizione del luglio 1966, nda) e a quelli avuti con Rosolino Poggi, colonnello di Stato Maggiore e capo dell’Ufficio informazioni Militari (il futuro Sim) a Roma.

Insomma, a Trento ancora una volta si è persa un’occasione per riscrivere in modo corretto una pagina importante della storia europea.

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