Bon an, la vossa bona man!
Di Everton Altmayer
Un tempo non esisteva l’usanza di passare la notte di Capodanno in compagnia, mangiando e festeggiando nell’attesa della mezzanotte. Il momento speciale, soprattutto per i bambini, era il mattino del primo giorno dell’anno nuovo: a tutti i parenti ed agli amici venivano fatti gli auguri con l’espressione dialettale “bòna man a mi” (“buona mano a me”) in diversi modi.
In Valle dell’Adige:
Bon an, bom di,
La vossa bòna man a mi!
In val Rendena:
Bun di, bun an,
Li bòni man a mè!
In Valle dei Mòcheni/Fersental:
La vòsa bòna man a mi, ‘s Glück im Haus
Glück im Ståll, ‘s Unglück über då Haus
Un’ in die roaten Wånd.
In Val Gardena/Gherdëina:
Bon di y bon ann, aliegher y sann,
cun grazia y fertuna dl tëmp y dl ann.
Ve mbince n bon ann, cun grazia y sanità
cun manco picià y la bonaman a nëus.
Le frotte di bambini giravano di casa in casa del paese (o del quartiere nelle città come Trento o Rovereto) per ricevere il dono, che consisteva in pane dolce, frutta (noci o mele) o qualche soldo. Era probabilmente uno dei pochi casi in cui i bambini potevano essere proprietari di un po’ di monete. La voce dialettale beghenate (probabilmente dal tedesco Weihnachten) rafforza l’usanza di donare regali ai bambini nel período natalizio, sempre secondo il calendário cattolico.
Frutte per i bambini.
Sapendo che gli adulti tenevano a tutto ciò, i bambini si impegnavano in modo particolare a rispettare l’antica usanza. In Brasile, nelle comunità di emigrazione come la Colonia Tirolesa a Piracicaba o a Nova Trento, l’usanza del bom princípio (“buon inizio”) si mantiene con i bambini che girano di casa in casa per ricevere dolci o un pó di denaro.