von mas 09.12.2016 09:44 Uhr

A St. Pauls per Sepp Kerschbaumer

Oltre 1500 Schützen provenienti da tutto il Tirolo per ricordare il Freiheitskämpfer morto in carcere nel 1964.

Foto: SSB

Come ogni anno, a dicembre, sono tanti gli Schützen schierati fra le antiche case di St. Pauls, lungo la strada che conduce alla chiesa parrocchiale.  Tante le monture, tante le bandiere, tante le parlate, dal dialetto della Pustertal al ladino d’Anaunia, dalla cadenza di Innsbruck a quella d’Ampezo. Non importa la provenienza, a St. Pauls c’è sempre tutto il Tirolo, uno solo, per ricordare Kerschbaumer e tutti i patrioti degli anni sessanta, gli “anni delle bombe”. Patrioti che la vulgata italiana continua a definire terroristi.

La chiesa è grande, ma non c’è posto per tutti: molti restano fuori sul sagrato, dove giungono chiare le note della banda di Girlan e la voce del celebrante: passato e presente, Fede e Heimat, Pace, Giustizia e Libertà  sono le parole che ricorrono più volte durante la celebrazione.

Poi nel piccolo cimitero, fra le croci di ferro battuto, le parole di Roland Lang, Obmann dell’Heimatbund, che ricorda “Sepp Kerschbaumer e i suoi compagni di lotta, quelle donne e uomini esemplari che hanno messo la loro vita a disposizione della Heimat senza chiedere nulla in cambio, e che furono vittime della violenza di stato”. Lang parla della “notte dei fuochi”, della reazione durissima  dello stato italiano, delle terribili torture e degli omicidi commessi dalle istituzioni , del tentativo non ancora accantonato di trasformare il Sudtirolo in una provincia italiana.  Conclude con l’auspicio di riuscire a condurre  questa piccola terra nel cuore dell’Europa, verso l’autodeterminazione di un futuro libero.

Gli fa eco Oskar Niedermair, il più giovane dei detenuti politici dell’epoca,  che ricorda il Kerschbaumer profondamente credente, convintamente non violento, costretto dalle circostanze ad “alzare la voce”, a passare dagli scioperi della fame alle bombe sotto i tralicci, ma sempre con l’estrema preoccupazione di non causare vittime.  Niedermair dà a  Kerschbaumer parole attuali, immagina cosa direbbe del Sudtirolo di oggi, dove le battaglie per l’identità, la libertà, l’indipendenza, si sono stemperate negli agi, nel benessere, in un’autonomia che invece dovrebbe essere una soluzione “provvisoria”. Ed esorta gli uomini e le donne di oggi a non lasciarsi accecare da tutto questo, a prendere esempio dai Freiheitskämpfer, per lasciare in eredità alle generazioni future un Tirolo integro e libero.

A concludere la commemorazione, il saluto finale del Landeskommandant Elmar Thaler, la salva d’onore e  “Ich hatte einen Kameraden” per deporre  una corona sulla tomba di Kerschbaumer,  e le note del Landes- e del Bundeshymne.

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