von red 06.12.2016 07:59 Uhr

Referendum: una disfatta annunciata

L’analisi del voto referendario e delle sue conseguenze sulla scena politica.

Symbolfoto: SSB

di Luigi Sardi

Non è stata una sconfitta. E’ stata una disfatta. Che affosserà la nostra Autonomia perché un futuro Governo magari a guida Grillo più Lega, oppure Brunetta con Salvini, la spazzerà via anche se ci sono accordi e ancoraggi sovranazionali, ben sapendo che i trattati, pur ricchi di sigilli, ceralacche, giuramenti, sbandieramenti si infrangono in un attimo. Resterà nel Sudtirolo, anzi verrà rafforzata perché a nord di Salorno la musica è, notoriamente, ben diversa e molto più seria. Nel Trentino è la clamorosa sconfitta dell’accordo fra il Patt e il Pd, alleanza stridente perché chi è autonomista non può essere centralista, chi è trentino non può essere romano, perché le Stelle Alpine mai si affiancarono a Falce e Martello e il credo di Enrico Pruner non può essere quello del senatore romano Giorgio Tonini, purtroppo prestato da Veltroni al Trentino.

I trentini hanno detto no all’arroganza di Ugo Rossi – si badi bene: io critico la politica mai la persona – alla faciloneria di Panizza, al menefreghismo di Mellarini pronto a galleggiare, pur di galleggiare, persino con Dellai, prima suo Mentore, poi suo intralcio, quindi suo nemico, oggi tornato alleato nel segno, credo, della devozione alla Madonna della Seggiola, da tempo divenuta Poltrona con la scoperta della simbiosi fra la pelle dell’imbottitura fatta dal materassaio e quella del culo. Sempre i trentini hanno detto no alla politica sbagliata sulla sanità, all’immigrazione incontrollata, al lavoro che manca ai giovani, al trilinguismo purtroppo fallito nelle scuole, al sì già espresso sulla PiRuiBi da Rossi ai Veneti e tenuto ben nascosto ai trentini, ai soldoni spesi per celebrare Cesare Battiti che si doveva ovviamente e correttamente commemorare, ma non con la costosissima Messa di Requiem di Verdi poi con sei, dico sei, recital ai piedi della tragica forca; innumerevoli convegni su Battisti geografo, cartografo, speleologo; all’enorme mostra al Castello del Buonconsiglio; alla miseranda mostra a Palazzo Thun,avendo affidato il tutto, a borsa aperta, al direttore della Fondazione Museo Storico del Trentino assurto a una improvvisa e certamente meritata, ci mancherebbe altro, notorietà magari dipesa dal non essere stato nominato assessore (esterno) alla cultura, ruolo al quale era stato proposto nel noto incontro alla Sala Rosa della Regione fra un gruppo di suoi sostenitori e il Presidente in pectore.

C’è il nodo dei vitalizi, ci sono gli stipendi ai giornalisti del Palazzo (il capo ufficio stampa della Giunta provinciale riceve 160.000 ero all’anno e il suo predecessore si portò a casa dal 1998 al 2007 la cifra di 1.204.105 euro) ci sono – può sembrare una sciocchezza i 3.200 euro di soldo pubblico elargiti ad Alberto Pattini capogruppo del Patt in consiglio comunale a Trento, per un libro di poesie assunto alla dignità di importante contributo alla storia della Regione. Si badi bene: non voglio discutere l’estro poetico ma modestamente sottolineare che le Rime Pattiniane sono certamente baciate. Dal soldo pubblico. Che non c’è per i 120 lavoratori del Sait, ente già fiore all’occhiello dell’autonomia, in odore di licenziamento. Si andrà al voto. Si andrà prestissimo. C’è voglia di cambiamento. Il cambiamento ci sarà.

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